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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
UNA NE FA E CCENTO NE PENZA
Ma cche ccosa sce tienghi1 in quela testa?
Guardela si cche2 imbrojji s’impasticcia!
Se3 dà de peggio? Pijjà una sarciccia4
E ffassela5 arrostì sott’a la vesta!
Cqua sto marito,6 aló,7 una cosa lesta.
Co cchi pparlo? Alegria,8 fàmola9 spiccia.
Sai mò ssotto, che ccarne sfumaticcia!
Phuh, ssentitela llì: ppuzza c’appesta.
Oh cqua ssì, cc’è da mettesce in cusscenza10
Li capelli canuti da l’angossce.
Ajjutateme voi, santa Pascenza.11
Va’, cchè da la matina se cconossce
Er bon giorno. Oh gguardate: una schifenza12
Cor marito oggni sempre tra le cossce!
15 gennaio 1835
- ↑ Ci tieni.
- ↑ Se quali.
- ↑ Si.
- ↑ Salsiccia.
- ↑ Farsela.
- ↑ Caldanino, detto anche scaldino.
- ↑ Allons.
- ↑ Presto, su.
- ↑ Facciamola.
- ↑ C’è da metterci daddovero.
- ↑ Santa Pazienza, registrata nel martirologio romano.
- ↑ Personettaccia da nulla.
Note
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