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Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
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CAPITOLO CINQUANTESIMOTTAVO
IL FRAMMENTO
Su di che la mogliera del notaio incagnavasi a contraddire al notaio.
— Avrei caro — disse il notaio, e si gettò a piedi1 la pergamena, — che or qui vi fosse un altro notaio a stipulare2 e testimoniare ogni cosa. —
La mogliera del notaio, ch’era un cotal turbinio di femminuccia bizzosa3, saltò su e gli rispose4: — E allora che vorrestù fare, messere? —
E il notaio, pensando per lo migliore di diradare con una buona parola quel tempo nero, le disse5: — Vorrei andarmene a letto.
— Va’ dormi col diavolo — rispose la mogliera al notaio6.
Or, perché in casa, da un letto in fuori, non v’eran letti, e l’altre due camere (cosí s’usa a Parigi) non avevano arredi7, il notaio, a cui non tornava8 di coricarsi con una donna che allora9 allora l’aveva dirottamente10 mandato alla malora del diavolo, ci pigliò11 il cappello, la mazza e la cappa12, da che la notte era trista13 e ventosa, e andò a disagio avviandosi al Pontneuf, il quale è de’ piú sontuosi, vaghi, grandi, eleganti, lunghi, larghi, anzi il solo bellissimo fra quanti ponti congiungono terra a terra su tutto il cerchio della mole terracquea14. Ma gran peccato! (e gli è il peggior che i maestri teologi e i dottori della Sorbona gli appongano). Perché, non prima trae tanto vento da empirne appena un berretto, il «sacredieu!» si sente biastemevolmente suonar piú su quel ponte che in qualsivoglia altra apertura della città 15; e16 non senza giusto dolore, o buoni e valenti maestri, perché17 il vento ti coglie senza dirti: — Gare donc! — e fischia cosí all’impensata che, se, tra que’ tanti che traversano a capo nudo18 quel ponte, sessanta soli si tenessero in testa il cappello, arrischierebbero tutti, nessuno eccettuato19, lire due e mezza, prezzo maggiore d’esso cappello.
Laonde20 quel meschinello di notaro, venendo21 rasente alla sentinella, alzava22 per istinto la mazza a calcarsi il cappello sopra la nuca; ma, in quella, la punta della mazza, intrigandosi nel gancio del cappello della sentinella, gli fece sorvolare pur le23 punte della ferriata del ponte e lo mandò nella Senna24.
— È pessimo il vento che non fa bene a veruno — disse un navicellaio25, che si raccoglieva il cappello. La sentinella (ed26 era un gascon) si arricciò senz’altro i baffi27 ed appostò28 l’archibugio. Agli archibugi di allora bisognava la miccia a dar fuoco. Or una vecchierella, a cui s’era spento a capo del ponte il suo lanternino, aveva dal dolore accattata la miccia29 a raccenderlo; ed il sangue del soldato ebbe agio a freddarsi30 ed a ritorcere il caso in suo pro. — Pessimo è il vento — disse il soldato, acchiappando il cappello al 31 notaio e legittimando col dettato32 del navicellaio33 il bottino.
Il gramo34 notaio trapassa il ponte e tira innanzi verso la rue Dauphine nel faubourg Saint-Germain, caminando e dolendosi come segue: — Oimè! oimè dolente!35 — diceva il notaio — oimè tristo36! oimè nato per essere ludibrio finché vivrò delle procelle37; per sentirmi38 tempestato dalla grandine delle male
lingue, le quali39 per l’arte mia mi saettano dovunque40 io mi vada; per vedermi41 violentato dall’ecclesiastiche folgori al matrimonio con una bufera di donna; per essere sbalestrato di casa mia da rovai domestici42 e lasciato cosí in zucca43 da’ pontifici! Ed eccomi qui ramingando44 al buio, al freddo, al maltempo, a discrezion del flusso e del riflusso della fortuna! Ove ti rifugerò io, o mia povera testa? Ahi uomo mal arrivato nel mondo! e può egli darsi che un solo almeno, di tutti i venti de’ trentatré punti della bussola, non ti spiri, come spira per tant’altre creature, propizio?45. —
Cosí il notaio tapinandosi brancicava46 a tentone per un cieco chiassuolo; ed in quella una voce chiamava la fante47 che andasse pel piú vicino notaio. E il notaio, per l’occasione vicino48, si giovò dell’opportunità, salí dal chiassuolo alla casa, trapassò49 per un antico50 salone, e fu introdotto51 in una gran camera, che non avea piú addobbi, salvo52 un’alabarda, una corazza, una ruginosa53 spada ed una tracolla, appesi equidistanti l’un contro l’altro54 in quattro diversi luoghi delle pareti.
Un personaggio canuto, che in passato55 fu gentiluomo e che (se, per altro, l’oscurarsi della fortuna non ecclissa56 anche il sangue) era tuttavia gentiluomo, giaceva a57 letto, appoggiando sopra la sua mano la testa58. Avea accanto al letticciuolo un deschetto59 e sovr’esso una ardente60 candela; quivi presso una seggiola61. Il notaio vi si adagiò, si trasse il pennaiuolo da lato62, s’acconciò innanzi il calamaio63 ed un paio di fogli bianchi ch’aveva seco, tinse la penna64, si curvò col petto sul desco65, tenendosi attento e pronto66 alle ultime volontà e al testamento67.
— Ah! messer lo notaio68 — diceva il gentiluomo, e sorreggevasi sull’origliere69. — io non ho legati da fare, che ti paghino il mio testamento, fuorché70 la mia storia; né io morrò in pace, se prima non la lascio al mondo per eredità; ed a voi per mercede della scrittura71 lascerò in legato il guadagno che ne trarrete72 col pubblicarla, perché73 è storia tanto74 diversa, che sarà letta da quanti vivono sopra la terra75, e, per essere la migliore, arricchirete voi per essa76.
Onnipotente77 direttore di tutti i casi della mia vita! — continuò quel canuto78, alzando gli occhi fervorosamente e stendendo al cielo le palme — tu, che mi hai di tua mano per labirinto si lungo di strani sentieri condotto79 sino a questa scena di desolazione; o mio Dio! soccorri all’agonizzante memoria80 d’un vecchio infermo che ha il cuore straziato; diriggi la mia parola con lo spirito dell’eterna tua verità, affinché questo forestiero non possa scrivere sillaba la quale81 non si legge già ne’ ricordi di quel libro82, per cui — e, si dicendo, congiungeva percotendo le palme83 — io sto per essere o condannato o assoluto! —
Il notaio sollevò la punta della sua penna fra84 l’occhio suo e la fiammella.
— Ah! sí, monsieur le notaire — disse il vecchio gentiluomo — è una storia85 la mia, che agiterà tutta la natura nel petto dell’uomo, che spezzerà i cuori umani86 e costringerà alla pietà i più crudeli87. —
S’infiammava88 il notaio e non gli pareva vero89 d’incominciare: ritinse per la terza volta la penna, ed il vecchio gentiluomo, facendosi con la persona90 un po’ verso il notaio, prese a dettar la sua storia con le seguenti parole. . . . . . . . .
— E il rimanente? — diss’io — dov’è il rimanente, La Fleur? — perché la Fleur per l’appunto tornava91 nella mia stanza.
- ↑ Il notaio: — Vorrei — disse — buttando ( corr. lasciando andare) a terra
- ↑ scrivere
- ↑ stizzosa
- ↑ rispondendogli
- ↑ pensando bene di stornare il temporale con una buona parola, rispose a quella domanda
- ↑ Che? Vattene al diavolo! — replicò la mogliera del notaio (corr. Al diavolo — rispose la mogliera del notaio)
- ↑ masserizie
- ↑ dava animo
- ↑ appena
- ↑ dirottam. agg. nell’int.
- ↑ tolse
- ↑ il ferraiuoletto
- ↑ buia
- ↑ continente a continente nella superficie del globo terracqueo.
- ↑ Il peccato peggiore, che i maestri teologie i dottori della Sorbonne possono apporgli, si è che, appena soffia iti Parigi o attorno tanto vento da empierne un solo berretto, i «sacredieu!» risuonano piú biastemevolmente su quel ponte che su tutte le altre aperture della città (e precedentemente: s’ode piú blastemevolmente il «sacredieu!»)
- ↑ e ciò
- ↑ però [che]
- ↑ che di nessuno fra que’ pochi che passano il ponte a capo scoperto ( corr. fra que’ tanti che passano in zucca quel ponte)
- ↑ tutti quanti, niuno escluso
- ↑ Onde
- ↑ passando e poi trapassando
- ↑ alzò
- ↑ volando sopra dette
- ↑ e cadere nel fiume.
- ↑ barcaiuolo
- ↑ ch’
- ↑ si arricciò i baffi subitamente — si a. i b. prestamente — si a., detto fatto, i suoi b. — si a. in un batter d’occhio i b.
- ↑ impostò
- ↑ Ma in quel momento, spenta la lanterna di una vecchierella a capo del ponte, s’era fatta prestar la m.
- ↑ infredarsi
- ↑ del
- ↑ coll’adagio
- ↑ barcaiuolo
- ↑ disgraziato
- ↑ sciagurato
- ↑ misero — tristo
- ↑ per ludibrio delle procelle finché vivrò
- ↑ per sentirmi agg nell’int.
- ↑ che
- ↑ perseguono in qualunque luogo
- ↑ essere
- ↑ da domestici nembi
- ↑ a capo nudo
- ↑ tapinando
- ↑ non li spiri propizio come spira per tant’altre creature? — non spiri anche [a] te propizio come spira grazioso a tant’altre c.?
- ↑ dolendosi passava — dol. andava
- ↑ serva
- ↑ come v.
- ↑ traversò
- ↑ vecchio
- ↑ guidato — menato
- ↑ non avea per arredi fuorché
- ↑ una vecchia [di] ruggine
- ↑ ciascheduno
- ↑ già
- ↑ oscura
- ↑ nel
- ↑ una mano gli sosteneva la t.
- ↑ presso al letto una picciola tavola
- ↑ accesa
- ↑ ed una s. poco lontana
- ↑ il calamaio, la penna
- ↑ s’a i. il c. agg. nell’int.
- ↑ se li stese dinnanzi, tinse la p. d’inchiostro
- ↑ alla tavola
- ↑ apparecchiato
- ↑ del gentiluomo
- ↑ monsieur le notaire
- ↑ sospirando e sorreggendosi sul guanciale
- ↑ paghino la fatica del mio t. se non
- ↑ lascio come e.; ma a voi per la fatica (corr. opera) di scriverla mentr’io detto
- ↑ quegli utili che ve ne ricaverete ( corr. procurerete)
- ↑ ed
- ↑ cotanto
- ↑ da tutti i viventi — da tutti quelli che v., ecc,: il F. per altro, dimenticò di espungere tutti
- ↑ e farà ricca la vostra casa — e, se voi siete povero, arricchirete, ecc. Nel primo getto segue: Il notaio tinse la penna nel calamaio, forse espunto per distrazione
- ↑ Altissimo
- ↑ disse il vecchio gentiluomo: il resto dell’inciso manca nel primo getto
- ↑ tu che m’hai col tuo braccio guidato per sí lungo labirinto
- ↑ alla memoria morente
- ↑ che
- ↑ già scritta in q. i.
- ↑ e il vecchio gentiluomo tornava a dire, tendendo al cielo le palme e sollevando gli occhi suoi che (manca il resto)
- ↑ tra la fiammella
- ↑ questa è s.
- ↑ pietosi
- ↑ e stringerà di compassione fin anche la crudeltà.
- ↑ infervorava
- ↑ e gli pareva mill’anni
- ↑ col corpo
- ↑ perché egli tornava per l’appunto