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Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
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CAPITOLO SESSANTESIMONONO
IL CASO DI DELICATEZZA
Come s’è tòcca la vetta del Tarar, tu corri all’ingiú sino a Lione. Addio, per allora, a tutti i celeri moti! Egli è un viaggio di molta avvertenza, che1 conferisce assai piú al sentimento, il quale2 non ama le fughe. M’acconciai dunque co’ muli d’un vetturale, perché nel mio sterzo mi conducessero3 a loro comodo vivo e sano a Torino per la Savoia. — Povera, paziente, pacifica, onesta 4 gente della Savoia! Non temere: il mondo non avrà invidia alla tua povertà, tesoro della tua schietta virtú, e non invaderà le tue valli. — O Natura! qui tu sembri adirata; eppure tu sei 5 sempre propizia alla povertà creata da te! Qui ti sei circondata d’edifici terribilmente magnifici, e t’è avanzato assai poco6 da concedere al. . . . . . 7. Ma questo poco tu lo assicuri del tuo riposo e della tua protezione; e sono pur dolci i tuguri sí difesi8 da te!
Si crucci a sua posta il viaggiatore arso affannato, si disacerbi9 in doglianza contro le improvvise tortuosità ed i pericoli de’ vostri sentieri, e contro le rocce, ed i precipizi, e l’asprezza dell’erta, e il ribrezzo 10 della discesa, e contro le vostre intentate montagne, e le cattaratte che11, roteando in mezzo a’ burroni, strascicano quegli enormi macigni che gli troncano12 il passo. — Ed 13 io, quando il mio vetturale vi giunse, vidi i vostri alpigiani che avevano14 dall’alba sudato15 a sgombrare la via da uno appunto di que’ frammenti dell’alpe tra San Michele e Modane; e vidi il macigno tutto bagnato del loro sudore, e per aver l’adito volevansi ancora due lunghe16 ore di stento; onde io pure m’attenni al rimedio17 dell’aspettare e della pazienza. Senonché18 la notte, [che] s’ottenebrava burrascosa, indusse19 il mio vetturale, che vedeva l’indugio, a pernottare, cinque miglia piú in qua della sua consueta posata, in un pulito alberghetto ch’era di poco20 fuor della strada.
E immantinente21 pigliai possesso22 della mia stanza da letto. Feci gran vampa di fuoco, chiesi da cena, e ringraziai la provvidenza che non m’avea fatto capitar peggio: allorché sopravenne23 la carrozza d’una signora con la sua cameriera.
La locandiera, senza star molto sui convenevoli24, me le condusse nella mia camera, ch’era l’unica infatti25, di tutto quell’alberghetto, nella quale si potesse dormire. Entrando con esse, diceva che non v’era nessuno se non 26 un gentiluomo inglese, ma che v’eran due buoni letti ed un altro nello stanzuolo attiguo27. L’accento, con che raccomandava quel letto dello stanzuolo, non pareva di buon augurio: — Tuttavia — diceva ella — vi sono tre persone e tre letti, — e si riprometteva28 che il signore vedrebbe di non guastar29 dal suo canto le cose. Per non dar tempo a nessuna congettura30 della signora, dichiarai di far quel piú ch’io poteva31. Il che non importava un’assoluta rinunzia della mia camera32: però volli33 adempiere come padrone di casa agli uffici34 dell’ospitalità, e pregai la signora perché sedesse, e le replicai, sinché accettò, [che si pigliasse]35 il luogo piú caldo; ordinai doppia legna36 e mi raccomandai per piú larga cena alla locandiera 37 e perché ci favorisse una bottiglia del suo miglior vino. La signora, rifocillatasi38 appena per cinque minuti, andava a voltare la faccia e guardava i due letti 39: di volta in volta i suoi sguardi tornavano40 piú perplessi. Io pativa per essa e per me, dapoiché41 in pochissimo tempo quelle sue occhiate ed il caso stesso mi diedero assai da pensare42, e m’affannava in un impiccio non minore di quello della signora43.
E44 l’avere a dormire45 in due letti d’una sola e medesima camera era affanno bastante all’anima nostra46; ma la lor situazione47 (perch’erano paralleli e separati48 da si angusto intervallo49 che appena vi capiva una cadrega di paglia) ci angustiava 50 anche piú. Stavano inoltre51 poco lontano dal foco; e la proiezione del caminetto da un lato, e dall’altro una trave massiccia che attraversava la stanza, formavano una specie di ricetto52 assai discordante dalla delicatezza de’ nostri pensieri. A tanti impedimenti53 s’aggiungeva purtroppo la picciolezza de’ letti, insuperabile impedimento54 il quale vietava finanche55 il compenso che le donne si coricassero insieme in uno de’ due; e, dove ciò fosse stato possibile, benché non desiderabile forse, il mezzo, in fondo, non era terribile56 in modo che la loro imaginazione non se ne 57 potesse almen per allora acquetare.
Poca o 58 nessuna consolazione recava a noi lo stanzuolo; freddo, umido, con un’imposta del balcone pericolante, a spazzavento59, e con le finestre inermi [di]60 vetri e di carta ogliata61 io, mentre la signora lo andava guardando, rattenni la mia tosse. Onde la necessità riduceva madama 62 all’alternativa: o di posporre la salute al pudore63 e starsi nello stanzuolo, rinunziando64 il letto vicino al mio alla cameriera; o di lasciar dormire la cameriera nello stanzuolo, ecc. ecc.
La signora era piemontese, verso i65 trent’anni e con66 guance incarnate dalla salute. La cameriera n’avea quasi67 venti, ed era lionese, spiritosa negli atti e sveltissima al pari di ogni altra fanciulla francese. E l’una e l’altra pendevano fra il «si», il «ma», il «se»: onde 68 il macigno, che ci aveva tanto impacciati lungo la via e die’ tanto a penare69 a chi cercava di smoverlo, pareva una piuma, paragonato all’impedimento presente. Restami solo da aggiungere che l’oppressione del nostro spirito veniva aggravata dalla nostra delicatezza, la quale non ci concedeva di spassionarci scambievolmente su la nostra tribulazione70.
Cenammo; e, se non ci fosse 71 stato che il vino generoso che un alberghetto della Savoia poteva dare72, le nostre lingue si sarebbero rimaste intorpidite73, finché la necessità non fosse venuta a destarle74. Ma la signora aveva75 parecchie bottiglie di Borgogna nella vettura, e mandò la cameriera a ricercarne un paio. Or, poi che fu sparecchiato76, ci siamo77 trovati a quattr’occhi e ispirati da tanto calore di spirito78, che ci animò a spassionarci, se non altro, con libertà sulla angustia del nostro stato79. E s’è 80 ventilato, discusso, considerato il negozio di punto in punto81; e, dopo due ore di pratiche82, ci riesci di capitolare con conclusione la pace e di rogare, a guisa di trattato, gli articoli83; né credo che veruno fra quanti trattati meritavano d’essere conservati alla memoria de’ posteri, sieno stati stipulati mai con piú di lealtà e di religione d’ambe le parti84. Or ecco gli articoli85:
Primo. — 86 Il signore, come possessore della camera, stimando che il letto prossimo al camminetto debba essere piú caldo, impegna la signora a occuparlo.
Accettato87 per88 parte di madama, a questo patto: che le cortine di esso letto, perché sono di bambagia trasparentissima e troppo povere a chiudere esattamente, le debbano essere dalla cameriera puntate o con lunghi spilloni o89 cucite con ago e con refe, in guisa che oppongano sufficiente argine al confine del signore.
Secondo. — La signora esige dal signore che egli si corichi90 ravvolto per tutta la notte nella sua vesta da camera.
Rifiutato; e tanto piú91 che il signore non possede vesta da camera, non avendo egli nella propria valigia fuorché mezza dozzina di camicie ed un paio di brache di seta nere. Questa menzione delle brache cambiò in tutto e per tutto l’articolo, da che le brache vennero92 accettate in compenso della vesta di camera, e fu pattuito e stipulato ch’io dormirei con le mie brache di seta nera.
Terzo. — La signora instè, e fu stipulato, che, non sí tosto il signore93 sarà giaciuto e la candela ed il foco saranno spenti, egli non dirà per tutta quanta la notte una sola parola.
Accettato: salvo che, quando il signore dica le sue orazioni94, ciò non si apponga a violazione95 del trattato.
S’era trasandato un unico punto di poco momento, ed era in che modo ci saremmo spogliati e coricati ne’ nostri letti. E non v’era che un unico [modo]96; or il lettore lo. . . . . . .97.
Or, poi che ciascheduno fu sotto le coltri98, io, fosse99 per la novità, o come si fosse100, nol so; ma io stava a occhi spalancati, cercando il sonno di qua e di là, e mi volgeva e smaniava 101 e mi rivolgeva. Suonò mezzanotte, e poi un’ora: la natura e la pazienza erano agli estremi. — O mio Dio! —- dissi.
— Avete rotto il trattato — disse la dama, la quale anch’essa102 non avea chiuso mezz’occhio. Le chiesi un migliaio di scuse, ripetendo103 pur sempre che la mia era una iaculatoria e non altro104. Ed ella s’ostinava a rispondere105) ch’io avea solennemente rotto il trattato: ed io, persistendo, mi richiamava alla clausola dell’articolo terzo106.
Ma, mentre la dama non desisteva in modo veruno107, ella da se medesima indeboliva le sue proprie barriere, giacché intesi, nell’ardore dell’alterco108, tre o quattro spilloni che, cascando per terra, lasciavano una breccia su le cortine.
— In parola, e in onore, signora mia109, io nemmeno per l’impero del mondo... — e stesi in via d’asserzione il mio braccio110 oltre il111 letto; e voleva dire ch’io non avrei violato112 mai la minima idea del decoro. Senonché la cameriera, intendendo che si veniva a parole e temendo113 non si trascorresse all’ostilità, sbuccò pian pianoí114 dal suo stanzuolo e, brancicando alla meglio in quell’oscurissimo buio115, penetrò furtiva nell’angusto trammezzo116 che divideva i due letti, e s’avanzò tanto che si trovò per l’appunto fra me e la signora: cosí che la mia mano, stendendosi, pigliò la cameriera per. . . . . . . . . . .
- ↑ di precauzione, e
- ↑ che
- ↑ perché mi guidassero nel m. s.
- ↑ quel-[la]
- ↑ sei pur
- ↑ pochissimo
- ↑ spazio bianco
- ↑ cosí protetti — cosí riparati
- ↑ sfoghi
- ↑ l’orrore
- ↑ che agg nell’interl.
- ↑ attraversano
- ↑ Ma
- ↑ seppi che que’ contadini avevano
- ↑ l’intero giorn
- ↑ altre
- ↑ compenso
- ↑ Senonché agg. nell’interlineo.
- ↑ il che indusse ancor piú
- ↑ era poco
- ↑ immediatamente
- ↑ signoria
- ↑ quando arrivò — q. sopraggiunse
- ↑ senza badar molto alla convenienza — s. troppi rispetti — s. dilicatezze
- ↑ segue che esp.
- ↑ fuorché
- ↑ attiguo stanzuolo
- ↑ ed osava promettere
- ↑ d’accomodar
- ↑ dar corpo alle c.
- ↑ risposi avrei fatto quanto potevasi dal mio canto. — dichiarai che avrei fatto quanto dal mio canto io poteva.
- ↑ stanza
- ↑ stimandomi nel diritto di possessore, volli
- ↑ a’ doveri
- ↑ frase espunta, ma non sostituita
- ↑ che si raddoppiasse la l.
- ↑ mi r. alla l. perché la cena...
- ↑ poi che si fu r.
- ↑ cominciò a rivolgersi col viso a’ due l. — voltò la faccia verso i due l. — principiò a voltare la faccia e guardava verso i due l.
- ↑ e gli occhi suoi di v. in v. tornavano
- ↑ poiché
- ↑ segue espunto quanto alla
- ↑ né il mio impiccio era minore dell’impiccio della s.
- ↑ segue non espunto al nostro impiccio bastava che i nostri due letti fossero in una sola e medesima stanza
- ↑ il dover coricarsi
- ↑ bastava per se solo ad affannare l’animo nostro — a renderci perplessi
- ↑ posizione
- ↑ divisi
- ↑ sí poco i. tra loro
- ↑ affannava
- ↑ Inoltre que’ letti stavano
- ↑ d’alcova
- ↑ ostacoli
- ↑ insormontabile ostacolo
- ↑ impediva persino
- ↑ benché non fosse cosa da desiderarsi, la cosa non era, in fine del conto, tanto terribile
- ↑ se ne agg. nell’int.
- ↑ E poca, anzi
- ↑ sdruscita, in preda de’ venti
- ↑ nel testo senza esp.
- ↑ Non
- ↑ costringeva la signora
- ↑ alle convenienze
- ↑ lasciando
- ↑ avea forse
- ↑ con agg. nell’int.
- ↑ quasi agg. nell’int.
- ↑ nel «si», nel «ma», nel «se»; ed
- ↑ e dava tanto da sudare
- ↑ di aprirsi (corr. rivelarsi) scambievolmente la nostra passione
- ↑ aves[se]
- ↑ che dà un a. d. S.
- ↑ agghiacciate
- ↑ snodarle
- ↑ nella esp.
- ↑ s’ebbe terminato
- ↑ soli esp.
- ↑ d’intelletto
- ↑ sulla nostra malagevole situazione.
- ↑ discusso esp.
- ↑ l’affare da tutti i punti
- ↑ trattative
- ↑ fummo (corr. si venne, corr. si riesci) a stipulare (corr. conchiudere) tra di noi definitivamente gli articoli e stipularli a guisa d’un trattato di pace
- ↑ il quale, credo, con tanta lealtà e religione da entrambe le parti, con quanta... — E credo che non si sia stipulato con piú 1 . e r. d’ambe le p quaut’altri (corr. verun mai de’) trattati che meritano d’esser tramandati alla posterità — né credo ch’altro fra quanti trattati meritavano d’essere commessi a’ nepoti (corr. alle future generazioni) sieno stati conclusi con piú di lealtà, ecc.
- ↑ Ecco gli a. — Tali furon gli a.
- ↑ Siccome la stessa camera esp.
- ↑ Accordato: con questo [di] esp.
- ↑ dalla
- ↑ con ago esp.
- ↑ tutta la per[sona] esp.
- ↑ per la principale obiezione
- ↑ furono
- ↑ che appena il signore
- ↑ che le oraz. del signore non siano
- ↑ ad infrazione
- ↑ unico agg. nell’int.
- ↑ modo esp
- ↑ nel suo letto
- ↑ sia
- ↑ fosse per altro motivo
- ↑ mi contorceva
- ↑ che pari a [me]
- ↑ insisten[do] (corr. persistendo)
- ↑ che le mie due sillabe non erano un fatto...
- ↑ dire
- ↑ ed io, p. che a ciò non avea provveduto la clausola dell’a t.
- ↑ da quell’accusa
- ↑ perché, nell’a. d. a, mi si fecero sentire (corr. intendere)
- ↑ gliel’accerto
- ↑ il braccio mio (ma prima: il m. b.)
- ↑ fuor del
- ↑ perduto
- ↑ sospettando che
- ↑ chiotto chiotto
- ↑ e b. in quel buio fitto
- ↑ angustissimo stretto