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Saper liberare la mente dai pensieri e dai sentimenti che la affliggono è un'abilità di valore. Nulla è tanto meraviglioso e liberatorio quanto la capacità di svuotare la mente e il riconoscere l'invalidità di tutte le sue scuse, accampate allo scopo di lasciarsi dominare dall'infelicità. La via verso la libertà prevede lo sviluppo di una serie di abilità, tra cui quella di lasciare andare e di lavorare alla nostra felicità.
Questo articolo mostra un modo diretto per svilupparle, tratto dal Nobile ottuplice pensiero del buddhismo. Il Budda è stata la fonte di tale insegnamenti, che non essendo però esclusivi possono essere praticati da chiunque per trarne beneficio, grazie alla loro pertinenza universale.
Passaggi
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1Preparati al fatto che si tratti di un'attività continuativa. Liberare la mente è un'azione realmente continua che richiede comprensione retta, pensieri retti, parole rette, azioni rette, sforzo retto, sussistenza retta, presenza mentale retta e concentrazione retta. Ciò è noto come il nobile ottuplice sentiero e il termine "retto" è usato per denotare capacità o efficacia. Leggi la lista che segue e valuta come poterla mettere in pratica nella tua vita, pensa a quali casi della tua propria esperienza sia applicabile.
- È pressoché simile a una ricetta, con gli ingredienti idonei si ottiene il risultato desiderato, ma quando la miscela è scorretta o carente di qualcosa di importante, l'obiettivo non viene raggiunto. Molti degli ingredienti si supportano e interagiscono tra loro, al fine di arrivare alla meta.
- Un altro punto importante da considerare è che l'esistenza di uno sforzo retto implica quella di uno sforzo non retto. Ciò significa semplicemente che sforzo, mentalità, concentrazione, etc., di per sé, non sono abbastanza. La biografia del Budda mostra che nel tempo praticasse le 8 componenti in differenti forme, combinazioni e stili, ma che solo quando la pratica era quella corretta esse interagivano efficacemente per condurre a una soluzione.
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2Considera la prima delle 8 e come poterla applicare – "Comprensione Retta". Ciò significa esplorare e comprendere a fondo le 4 Nobili verità del Buddismo, ma nell'essenza una comprensione retta è l'essere consapevoli che tutte le cose cambiano. Poiché cambiano senza il nostro consenso non possiamo dipendere da esse, aspettarci che siano perfette o affidare loro la nostra felicità.
- Un'idonea comprensione include altresì l'importanza di essere una persona virtuosa, perseguire lo sviluppo mentale e sviluppare la saggezza, dato che questi tre aspetti non solo costituiscono l'ottuplice sentiero, si accrescono e si supportano l'un l'altro.
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3Inizia ad applicare "pensieri retti" quando è possibile. Una forma di pensiero appropriata incoraggia pensieri di buona volontà, comprensione e generosità, mentre tralascia quelli di avidità, odio, giudizio, credenze e delusioni. Pensieri retti necessitano una comprensione retta, perché in sua assenza non è possibile distinguere le catene positive di pensieri da quelle negative.
- In senso pratico le quattro "dimore divine": amorevole gentilezza, compassione, gioia compartecipe ed equanimità sono utili a bilanciare la mente. Potrebbe sembrare che la conoscenza delle quattro nobili verità renda la vita arida, sterile e infelice, mentre realmente il supporto della virtù e la pratica delle dimore divine non solo contrasterà i sentimenti di infelicità, creerà inoltre gioia e benessere. In pratica, in presenza del desiderio, impegnati ad apprezzare ciò che già possiedi, e quando ti senti infelice, rifletti sulla compassione. È l'uso degli opposti a determinarne l'efficacia. Considera questa semplice analogia: in matematica, (-1) + (1) = 0, in questo senso, quando praticata con sincerità, un'emozione negativa può essere bilanciata da una positiva al fine di ripristinare il benessere.
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4Pratica le "Parole Rette". Di fatto il dialogo segue i pensieri, quando i pensieri sono severi, il dialogo è severo, ma quando i pensieri severi vengono abbandonati, il dialogo severo scompare perché privo di una tale intenzione mentale. Conseguentemente, in presenza di uno stato mentale positivo, una persona può dialogare in modo più capace e positivo all'interno di una discussione.
- In senso pratico, possiamo includere le occasioni in cui discutere certi temi potrebbe rivelarsi inappropriato. Il dialogo retto, oltre a essere virtuoso, ne tiene conto.
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5La terza analisi si concentra sulle "Azioni Rette". Anch'esse seguono ai pensieri idonei nella misura in cui, se avessimo dei pensieri rabbiosi, le nostre azioni lo sarebbero altrettanto. Azioni e dialoghi retti dovrebbero essere inoffensivi e in grado di rilasciare lo stress.
- La cosa interessante da notare è che agire in modo retto significa anche lasciare andare tutto ciò che è causa del nostro stress mentale. Azioni appropriate compiono e supportano pensieri e dialoghi appropriati, dato che non è sufficiente pensare di lasciare andare qualcosa di nocivo o dire qualcosa di positivo, è necessario agire. Questo è un ulteriore punto in cui le componenti interagiscono e si sviluppano l'una con l'altra.
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6Rifletti attentamente sullo "Sforzo Retto". Applicare il giusto sforzo significa semplicemente impegnarsi a essere consapevoli e a compiere quelle azioni che non consideriamo semplici. Non si tratta di uno sforzo eccessivo che costringe la mente a distruggere alcuni dei propri aspetti (tentativo inutile), ma al contrario dell'assenza di un qualsiasi sforzo. Trattasi di fatto di uno sforzo bilanciato, la cui intenzione è quella di non causare alcun danno.
- In pratica, uno sforzo retto si applica a tutte le altre componenti del sentiero. Senza sforzo non si è inclini a compiere azioni provette, dato che è molto più semplice non fare nulla e lasciare che la mente vaghi liberamente. Ma lo sforzo necessita una retta comprensione, dato che è davvero facile applicarlo in modo erroneo o sbilanciato.
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7Esamina la "Retta Sussistenza" e comparala alle tue esperienze e occupazioni. Una retta sussistenza ci induce a non dedicarci a qualcosa che ci costringa a essere duri o brutali verso le persone e gli altri esseri viventi o non, e che possa compromettere la nostra virtù, le nostre abilità mentali o la nostra saggezza. Ciò non è sempre possibile e non tutti hanno la fortuna di compiere lavori innocui e di scegliere quale carriera intraprendere.
- In senso pratico, una sussistenza retta non ti "possiede" e fa sì che tu non abbia il desiderio di possederla. Se hai un lavoro piacevole, il pensiero retto entra in gioco quando valorizzi ciò che hai considerando che in alcune parti del mondo esista ancora la schiavitù. Se il tuo lavoro non è altrettanto desiderabile, ma alla fine della giornata puoi tornare a casa e lasciare le preoccupazioni in ufficio per poi impegnarti a rilasciare lo stress che ti causa, lo sforzo che dovrai compiere sarà minimo. Sforzo retto e azioni rette sono altresì rilevanti per una retta sussistenza, dato che un impiegato virtuoso si guadagna il proprio stipendio, non si lascia coinvolgere dalle politiche dell'ufficio e non si sottrae ai propri incarichi.
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8Analizza attentamente anche la "Presenza Mentale Retta". La presenza mentale è la consapevolezza delle attività quotidiane e di ciò che accade e si prova nel corpo biologico e nella mente nel compierle. La presenza mentale è un'attività ininterrotta che può significare prendere nota mentalmente o più semplicemente stare all'erta e osservare. Idealmente include azioni e comprensione retti, in modo che quando vedi qualcosa, tu sappia cosa fare e lo faccia. Il semplice notare od osservare un problema non lo risolve.
- Se non sei consapevole di ciò che accade, è pressoché impossibile agire in modo retto al fine di abbandonare i pensieri stressanti e le cattive intenzioni. Grazie alla presenza mentale puoi inoltre riconoscere e imparare a distinguere lo stress (che si sviluppa interiormente) e i pensieri e le intenzioni potenzialmente dannosi. La presenza mentale richiede però comprensione e sforzo, è pertanto anch'essa dipendente dalla pratica di tali componenti.
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9"Concentrazione Retta" significa sviluppare la mente allo scopo di supportare la presenza mentale e la capacità di attenzione. Può avvenire durante la meditazione o lo svolgimento delle attività quotidiane. Senza concentrazione, non esiste sforzo o presenza mentale. È sviluppabile col tempo e con la retta comprensione, ma anche con il retto sforzo, senza il quale concentrazione e presenza mentale fanno fiasco.
- In alcuni contesti, la concentrazione è direttamente connessa o limitata all'assorbimento meditativo, noto come Jhana o Dhyana. Riuscire a entrare in uno stato di assorbimento meditativo è eccellente, ma è bene ricordare che non è sufficiente. Implica inoltre delle possibili complicazioni, come la dipendenza da uno stato di quiete, un più ampio numero di delusioni e perfino l'angoscia che lo stato di quiete non duri o che non sia raggiungibile se non con molta pratica. La maggior parte delle persone poi, non riuscirà mai a sperimentarlo.
- I Jhana possono essere usati come uno specchio ingranditore per vedere efficacemente nella mente, sebbene tale introspezione sia eseguibile anche al di fuori dell'assorbimento meditativo, ma solo dedicando alla pratica molto tempo e impegno, osservando la mente giorno dopo giorno. Tra le loro altre virtù, i Jhana calmano la mente nel profondo e per lunghi periodi, cosa impossibile al di fuori di uno stato di assorbimento meditativo, e motivo per il quale la meditazione vipassanā viene spesso definita arida, in quanto non garantisce un senso di pace profondo e duraturo. I Jhana possono anche condurre a una crescita mentale superiore, ulteriore beneficio basato sulla retta comprensione. È bene ricordare che in molti hanno raggiunto uno stato di assorbimento meditativo pur senza sentirsi liberati dai propri problemi, si tratta pertanto di un'abilità che è bene sviluppare, ma che permane una componente. Sforzo retto, comprensione retta e presenza mentale retta permangono necessari.
- Curiosamente, Budda insegnava a coloro che raggiungevano i Jhana a lodare e a rispettare coloro che non ne erano in grado, poiché necessitavano forza, disciplina, impegno e una comprensione molto profonda per essere in grado di lasciare andare il proprio fardello. A coloro che non raggiungevano i Jhana veniva insegnato a rispettare e lodare coloro che ne erano in grado essendo un'abilità molto complessa e non qualcosa raggiungibile da chiunque.
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10Prendi nota di queste componenti e nota come ogni sezione non solo è relazionata alle altre, ma può essere praticata per il tuo benessere. Molte richiamano la logica e il buon senso, ma come sempre sono i fatti e non le parole a contare. La cosa importante da ricordare è che in generale giungiamo sempre alla conclusione che una comprensione retta sia la chiave, da cui dipendano tutte le altre componenti che in sua assenza non sarebbero altrettanto efficaci.
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11Inizia a incorporarle nelle tue esperienze quotidiane e nota i risultati. I benefici maggiori si hanno quando si comincia a paragonare le esperienze presenti a quelle passate, notando eventuali differenze. Nel farlo non solo aumenterai la velocità a cui lavorano, riuscirai a semplificarle perché ne comprenderai i benefici, di nuovo la retta comprensione.
- È bene notare che non esista una "cultura retta" o "tradizioni, riti e rituali retti", che realmente sono la "carta da parati" della vita. Aggiungono colore e interesse, ma oltre a non essere essenziali, possono essere dannosi se trattati in modo poco saggio. La ragione principale per cui in molti mancano il bersaglio è che permangono attaccati alla propria cultura, identità, insegnamenti, discendenze e interpretazioni delle cose, senza avere la volontà di lasciarli andare o di esaminarli realmente per accorgersi se siano davvero in grado di condurre alla libertà mentale.
- Il Budda lo ha espresso in una semplice analogia, dopo che le persone hanno attraversato il fiume, non portano con sé la barca. In sostanza se dopo aver attraversato il fiume rimani attaccato alla barca posta sull'altra riva, non hai modo di compiere un solo ulteriore passo lungo il tuo viaggio. Le componenti analizzate potrebbero portarti lontano, ma se rimarrai fermo sulla barca non ti muoverai di un passo. Usando la presenza mentale per riconoscere e comprendere le cose non ti lascerai più ingannare dalle esperienze e saprai lasciare andare quelle prive di valore, liberando così la tua mente.
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Consigli
- Impara a conoscere te stesso, non essere uno straniero nella tua stessa casa.
- Comprendi le situazioni in cui ti lasci ossessionare da qualcosa e passa oltre. L'ossessione non risolve in alcun modo il problema e deve essere affrontata. Più lascerai andare pensieri ed emozioni, più semplice sarà essere libero, al fine di arrivare al punto in cui farlo sarà diventata un'abitudine e il dialogo interiore scomparirà semplicemente.
- Sii gentile con te stesso. Spesso siamo infelici solo perché non siamo ben disposti verso noi stessi. Provare a distruggere alcuni aspetti della mente la forzerà a proteggersi, si tratta di un'abilità di difesa che la mente usa quando si sente sotto attacco.
- È semplice rimanere attaccati ai sentimenti di gioia e ai tempi felici, ma queste cose vanno e vengono, non è possibile fissare la mente su quegli standard nella speranza che permangano. Poiché non esiste modo di blindare la mente, che cambia e reagisce costantemente agli impulsi, usa tali sentimenti come punto di riferimento, al fine di consentirle di evolvere e di calmarsi.