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Frutta
Un intervento La notte di S. Lorenzo

FRUTTA.

O diva Pomona!


..... E malgrado i reclami delle pallide e malinconiche lettrici, dei pensosi e disillusi giovanotti, io dirò il fatto mio ai fiori. O che forse realmente la giustizia se ne sta serrata in un certo portafoglio e non ne esce mai per non raffreddarsi? Alle volte ho delle idee umanitarie — solo Dio senza difetti — e quantunque dovessi andare incontro al poco piacevole titolo di filantropa, pure non posso lasciar passare..... il capriccio della gente. Capisco che non sarò ascoltata e che le cose proseguiranno identicamente il loro corso molto forzoso; ma in questi tempi in cui tutti parlano e nessuno ascolta, non sarà poi un gran male. Capisco che diventerò impopolare pei miei gusti prosaici; ma la popolarità è un segno di debolezza nel potere, dice il filosofo. E quindi senza pensarvi più che tanto, addossandomi le conseguenze del mio articolo, entro in materia. Era tempo, nevvero?

Giorno per giorno, ora per ora, da tempo immemorabile, sempre e dappertutto, si preferiscono i fiori alle frutta; non si parla che dei primi, non si vuole che essi. I fiori prendono parte intima a tutti i nostri avvenimenti lieti o dolorosi; alimentano, fanno crescere e prosperare l’amore, sostengono la bellezza, aiutano la scienza, entrano da per tutto; con essi si parla, si esprime ogni sentimento, si fanno dichiarazioni di amore o di guerra; ci servono sulla culla, sull’altare e sulla tomba. Sempre i fiori: dal principio alla fine della vita non vi sono che fiori, con le debite spine, s’intende.

E non parliamo della poesia! vera, assidua, clamorosa réclame dei fiori. La rosa avrà ricevuto non so quanti milioni di versi e vi assicuro che ne è stufa; la violetta mi diventa civettina a furia di sentirsi dire che è modesta; il giglio usa un po’ di cipria per mantenersi della solita immacolata bianchezza e la camelia è nervosa, batte i piedi a terra per la rabbia e va dal profumiere per non ascoltare più che è senza odore — i fiori diventano i fanciulli viziati della società e, saliti in superbia, si permettono di ammazzare tranquillamente le persone, come nelle poesie di Aleardi e nei romanzi di Emilio Zola.

Ingiustizia massima, lasciatemelo dire. Non ne ho mai compresa la ragione, come di molte cose che si dicono ragionevoli. Perchè il regno delle frutta è egualmente ricco, splendido, variopinto, profumato; perchè al godimento della vista, del tatto e dell’odorato unisce una cosa ancora che i fiori non possono dare: la delizia del gusto. Quando si ha davanti un cestello di frutta colmo di pesche dalla pelle morbida e rosea; di prugne verde-cupo, rotonde, sode e piene di succo; di uva dolce, facile a sgranarsi, leggiermente odorosa; di fichi dalla boccuccia rossa ed aperta, dai fianchi leggermente striati di bianco: quando si ha davanti, dico, questa meraviglia della natura, questa magnifica ricchezza della terra, ricchezza bella, buona, utile, vi è qualcuno che preferisca estasiarsi dinanzi ad un gruppo di grosse ed antipatiche dalie? qualcuno che si occupi platonicamente a sfogliare la margherita dei campi, mentre il mandorlo gli accarezza la fronte e il ciliegio si abbassa pel peso dei vividi frutti? Ci è qualcuno che preferisca appuntarsi la gardenia dalla breve vita all’occhiello e passeggiare in un microscopico e riarso square, anzichè nella piena campagna veder passare di lontano le fanciulle che vanno alla vendemmia, chinandosi sotto i curvi filari delle vigne? Se in pieno secolo decimonono, col positivismo e col realismo, colla vita piena ed ardente che si vive, vi è questo qualcuno..... ebbene, io chieggo che mi mandi il suo ritratto per metterlo nella galleria degli spostati.

Non senza un po’ di dispiacere, ho osservato che le donne ci entrano per massima parte in tutte le cose ingiuste — esse preferiscono costantemente i fiori alle frutta e gli uomini per gentilezza, per cortesia, vanno dietro. Ma la ragione? Perchè esse hanno un pensiero recondito, un motivo segreto di fronte alle cose più semplici della vita e sono capaci di dirvi che vi è uno scopo filosofico in una forcinella dippiù o un nastro di meno. Ho cercato molto e contrariamente non ho trovato niente e mi son dovuta limitare alle sole supposizioni. La preferenza delle donne pei fiori sarà perchè fu un pomo quello che rivelò il primo peccato, senza pensare che furono le compiacenti foglie di un fico che formarono la prima cuirasse guindée; forse sarà perchè il famoso giudizio di Paride ha avuto un pomo per interprete e da esso vennero Elena, Troia e la belle Helène, cose poco piacevoli per il sesso femmineo; forse perchè le donne vogliono essere odorate o adorate come i fiori e non volgarmente divorate come le frutta; forse perchè veggono una mistica rassomiglianza fra la loro bellezza e.... risparmio il resto. E può darsi anche che non sia nemmeno per una di queste cose che ho supposte. Oh potessi domandare a ciascuna delle graziose lettrici — conosco i miei aggettivi — perchè appuntano il velo svolazzante con un gelsomino invece di una lazzeruola! Potessi fare un plebiscito! Sarebbe l’unico mezzo di non sapere la verità.

O divina, divina Pomona! alma figlia di Demeter, la terra, io ti amo tanto dippiù della infida Flora; tu sei buona, forte e robusta e ricerchi i raggi passionati del sole; tu sei rigogliosa ed oltre ai frutti hai le foglie larghe, brune, vellutate — e ti amavano anche il vecchio e giocondo Anacreonte, il sorridente e grave Virgilio, e Orazio e Catullo ed i cento poeti greci e romani che si coronavano, è vero, di rose, ma te cantavano sulla mensa accanto alle snelle anfore del Falerno. Tu, fiera amazzone, non ti curi di ornarti la chioma e la gonna come quella bizzarra di Flora, nè ti fai corteggiare da un monelluccio come lo zeffiro; non sei pallida, esile, magruccia, languida, come tua sorella cui andrebbero consigliati il ferro ed i bagni di mare. Se viene il gelo, l’uragano, un sole troppo caldo, essa muore od appassisce; ma tu resisti, o forte fanciulla, tu combatti, sai di dover vivere, di essere utile, e mentre tua sorella se ne va per quattro mesi Dio sa dove ed a fare chi sa che, tu da gennaio a dicembre ci sei sempre presente. Nella vostra famiglia tua sorella rappresenta l’aristocrazia, tu il popolo: essa ha bisogno di cartine ricamate, di nastri, di gioielli, di giardiniere dorate e verniciate, di candide porcellane, di cestini eleganti, di botteghe che sembrano saloni: tu invece, umile nella fortezza, distendi le membra divine nelle sporte di Gaetanella, la fruttaiuola dell’angolo!

Il mio lirismo è stato affogato in tempo debito, ma non vorrei averlo sprecato; vorrei rialzare le sorti..... non della donna, nè dei maestri elementari o di altre utopie degne di rispetto, ma delle semplici ed ingenue frutta. Del resto la propaganda è incominciata: si principia ad usarli sui cappelli e sugli abiti; un primo passo è già arrischiato; quasi quasi tenterei un secondo predicozzo, se il malevolo spirito che mi consiglia sempre bene, non mi susurrasse che forse otterrei un effetto opposto. In politica ed in letteratura si veggono spesso casi consimili.


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