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Er venardì ssanto Er ciarlatano novo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

ER CARNOVALE DER TRENTATRÉ

     Zitti: vò mmorì er diavolo! Er Governo
Sce ne manna1 una bbona arfinamente.2
Eppoi dite ch’er Papa è un accidente,
Un Neronaccio, un Zènica,3 un Liunferno.4

     Ce saranno le mmaschere, uguarmente
Che ssott’all’antri papi se vedérno...5
Come?! ch’è stato?! oh ccorpo de l’inferno!
L’editto nun viè ppiù?! nnun c’é ppiù ggnente?!

     Ah ggrìscio,6 rafacàno,7 pataccone!8
Cuello ch’è oggi nun è ppiù ddomani!
Ah Ppapa de du’ facce pasticcione!

     Figurete a sta nova li Romani!
Le bbiastìme9 se spregheno. Uh bbastone,
Che pperdi tempo immezzo de li cani!


Roma, 10 febbraio 1833

  1. Ce ne manda.
  2. Finalmente.
  3. Seneca.
  4. Oloferne.
  5. Videro.
  6. [Cfr. La nota 6 del sonetto: Le paterne ecc., 1 giugno 35.] Nome che si dà agli orzaiuoli e a loro compatriotti.
  7. Persona cavillosa e di gretto animo.
  8. Goffaccio.
  9. Bestemmie.

Note

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