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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
ER VENERDÌ SSANTO
Ne la Morte de Ddio la luna e ’r zole
co la famijja bbassa de le stelle
se messeno er coruccio;1 e ccastaggnole
s’inteseno per aria e zzaganelle.2
E cquesto vonno dì cquelle mazzole
e cquelli tricchettracche e rraganelle3
che sse fanno, pe’ ddillo in du’ parole,
de leggno, ferro, canna, crino e ppelle.
Er chiasso che cce fâmo4 è stato un voto
per immità cco li su’ soni veri
cuello der temporale e ’r terramoto.
E pperchè Ccristo è mmorto, e oggi e jjeri
vedessivo5 arrestà ll’artare vòto
sino de carte-grolie e ccannejjeri.
Roma, 10 febbraio 1833
- ↑ Si misero il lutto.
- ↑ Due fuochi artificiali che dànno leggiere detonazioni.
- ↑ Strumenti, coi quali i fanciulli fanno un fragore per le vie della città.
- ↑ Facciamo.
- ↑ Vedeste.
Note
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