Questo testo è incompleto.
Lo sprego Er romano de Roma
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

ER GOVERNÀ

     Pe’ ggovernà1 sti ggiacubbini, proprio
nun ze pò nné coll’ojjo né ccór brodo;
e ssippuro ciaccenni2 er cornacopio
pe’ ccercà er dritto-filo, ah,3 nnun c’è mmodo.

     Er Papa c’ha dda fà? mmó jje dà ll’opio,
e mmó jje bbatte e jj’aribbatte er chiodo:
ma ppe’ cquanto s’ingeggni a Mmodo Propio,4
ancora suda e nnun pò ssciojje er nodo.

     ’Na vorta la fa ssciapa, una la sala:
un giorno abbassa, un antro arza li pesi;
e sse spassa accusì ccór cresceccala.5

     Finarmente oggi, doppo avecce intesi
li pettirossi co’ le penne in gala,
fa ccapo-logo tutti li paesi.6


Roma, 23 dicembre 1832

  1. Vocabolo significante tanto il reggere, quanto il cibare.
  2. Seppure ci accendi, ecc.
  3. Pronunziato con un certo accento vivo e quasi d’impazienza, è negativa.
  4. Motu proprio: nome degli Hattiscerif pontifici.
  5. I cresceccala sono bacchette di cristallo rintorte in figura di spirale, che i fanciulli assai si dilettano di far girare fra i loro diti, onde godere dell’effetto indicato dal loro nome.
  6. Si allude alla instituzione di nuove Delegazioni, erette in premio della fedeltà di alcune terre all’epoca del 1831.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.