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Er beccamorto de casa Li fiottoni
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

ER TERREMOTO DE STA NOTTE

     Sì, tterremoto, sì: nnun te cojjono.
Drent’a la stanzia mia che ssemo in tanti
scià1 svejjati d’un zarto2 a ttutti quanti,
e ttu, gghiro3 fottuto, hai sto bber4 dono?

     Ggnente de meno che5 cc’è pparzo un tono
che ccià6 ffatto chiamà ttutti li santi!
Antro7 che camminà ll’appiggionanti!
È stato un terremoto bbell’e bbono.

     Tant’è vvero, che, cquanno è usscito Toto,8
ne la bbottega de padron Grigorio
j’hanno detto: «Hai sentito er terremoto?».

     Chi ddisceva ch’è stato annullatorio,
e cchi ddisceva d’attaccacce9 er voto
perchè invesce è vvienuto succurzorio.

6 dicembre 1834

  1. Ci ha.
  2. Salto.
  3. Qui sta per «dormiglione».
  4. Bel.
  5. Si tratta che; ti basti che, ecc.
  6. Ci ha.
  7. Altro.
  8. Antonio.
  9. D’attaccarci.

Note

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