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Er terremoto de sta notte Sentite, e mmosca
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

LI FIOTTONI

     Tutti a sto Monno só ppieni de vojje,
e ggnisuno è ccontento der zu’ stato.
Er marito se laggna d’avé mmojje
e lo scapolo invidia er maritato.

     Quer ch’è llegato se1 vorebbe ssciojje;2
quer ch’è ssciorto vorebb’èsse legato;
e oggnuno v’aricconta le su’ dojje
che nun ciànno3 né ccorpa4 né ppeccato.

     La mi’ padrona e la mi’ padroncina,
ponno appunto servì ppe’ mmette5 fora
la mostra de sta bbella palazzina.6

     La madre, semprigrazzia,7 a ttutte l’ora
smania d’èsse chiamata siggnorina:
la fijja poi de diventà ssiggnora.

6 dicembre 1834

  1. Si.
  2. Sciogliere.
  3. Non ci hanno.
  4. Colpa.
  5. Per mettere.
  6. La casa de’ matti.
  7. Exempli gratia.

Note

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