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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
ER TISICO
Cuesto oggnuno lo sa: ppila intronata
Va ccent’anni pe’ ccasa:1 e tte l’ho ddetto.
Mó mm’accorgio2 però cch’er poveretto
Sta vviscino a ssonà lla ritirata.3
Già ffin dar tempo che sposò Nnunziata
Le scianche je fasceveno fichetto;4
E ffinarmente s’è allettato a lletto
Perch’era ppiù ll’usscita che ll’entrata.
Nun tiè ppiù ffiato da move le bbraccia:
E cchi lo va a gguardà ssu cquer cusscino,
Je vede tutta Terrascina5 in faccia.
Io metterebbe er collo s’un quadrino
Che nnu la cava: e ggià la Commaraccia
Secca de Strada-Ggiulia6 arza er rampino.7
Roma, 8 gennaio 1833
- ↑ Proverbio.
- ↑ Mi accorgo.
- ↑ Proverbio.
- ↑ Far le gambe fichetto, vale: “piegarsi per fiacchezza.„
- ↑ Terracina. S’intende che qui è in senso translato di terra.
- ↑ La comare secca, cioè “la morte„, di Strada Giulia, dalla via di questo nome, nella quale è la Chiesa della Morte.
- ↑ Falce.
Note
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