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Poiché Dafne cangiò le braccia in rami Rinascete, architetti: incendio insano
Questo testo fa parte della raccolta Giuseppe Battista

XVI

MEDEA

     Io diveller mi vanto, io crollar posso,
di lingua acherontea con sacri accenti,
a Pelia gli orni ed a Pirene il dosso,
i vanni ai grifi ed ai pitoni i denti.
     Le nubi ho accolto e le procelle ho mosso,
schiodato gli astri, imprigionato i venti,
alle pallide tombe il grembo ho scosso
e tratto al nostro mondo ho l’ombre algenti.
     Chiamai quaggiú fin dagli eterei calli
la sorella di Febo, argentea luna,
né le giovâro i temesei metalli.
     Di caligini al Sol cinsi la cuna,
e dal volo frenai gli aurei cavalli;
ma con Amore io non ho forza alcuna.

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