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Un cuadro bbuffo A li ggiacubbini
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

LA BBELLEZZA.

     Nun ha da preme1 a vvoi si nun zo'2 bbella.
Ebbè, ssi3 nnun zo' bbella, so’ ppiascente;
E ssi nun piascio a vvoi, piascio a antra ggente.
Ve garbeggia accusì, ssor cacarella?4

     Le bbellezze l’ha ttutte Marì-Stella,
Che dda tanto che ffa la protennente,5
Ancora nun ha ttrovo6 un accidente
Pe' pperde7 er brutto nome de zitella.

     Fuss’omo io, fijjolo, co' sti lumi
De luna,8 nun starebbe9 a la bbellezza
Cuanto ch’a la salute e a li custumi.

     Ché ggià10 ste bbelle nun ce pòi commatte;11
E mmessa che ppoi j’abbi la capezza,12
De scarpe er tempo te le fa cciavatte.13

Roma, 18 maggio 1833.

  1. Premere.
  2. Se non sono.
  3. Di qui fino a tutto il verso seguente sono parole esattamente ripetute ogni momento dalle Vanitose romanesche.
  4. Ragazzaccio.
  5. Pretendente.
  6. Trovato.
  7. Perdere.
  8. Con questi torbidi; con questi pericoli, ecc.
  9. Starei.
  10. In primo luogo.
  11. Combattere: [trattare].
  12. [Sposate poi che tu l'abbia. — Capezza: cavezza.]
  13. Ciabatte.

Note

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