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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847
LA BBOTTA DE FIANCO1
E cchi vv’ha ddetto mai, sora piccosa,
Che in ne la zucca nun ciavete sale?
Io nun ho detto mai sta simir-cosa,
Ché discennola a vvoi, direbbe2 male.
Anzi, le bburle a pparte, sora Rosa:
Pô esse tistimonio er zor Pascuale
Si jjerzera vôtanno l’orinale
Nun disse3 che vvoi sete appititosa.
E cciaggiontai,4 guardate si cce cojjo,5
C’ortr’ar zale c’avete in ner griterio6
Tienete er pepe drento a cquell’imbrojjo.
Scappò7 allora ridenno er sor Zaverio:
«Co ssale e ppepe e cquattro gocce d’ojjo
Poderissimo8 facce9 er cazzimperio».10
10 novembre 1831
- ↑ Il frizzo.
- ↑ Direi.
- ↑ Dissi.
- ↑ Ci aggiuntai (aggiunsi).
- ↑ Ci colgo.
- ↑ Criterio.
- ↑ Scappare, in romanesco, vale anche: «uscir dicendo».
- ↑ Potremmo.
- ↑ Farci.
- ↑ Nome volgare della salsa, composta cogli anzidetti ingredienti.
Note
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