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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
LA COMMUGGNON1 DE BBENI
Ve s’aricorda a vvoi de quer misciotto,2
De quello scannataccio3 verd’e mmezzo4
C’aggnéde5 via dar cardinal Arezzo
Pe’ ggrattapanza,6 ggiucatore e jjotto?7
Sì, cquer busciardo.8 Ebbè, ssàbbit’a otto
Me se9 presenta cqua ttutto d’un pezzo,10
E mme disce onto onto:11 “Ch’edè12 ir prezzo
Di sti granelli?„ “Ôh, avete vint’al lotto,
Che vve vedo in lumaca?„,13 je fesc’io.14
Disce: “Zzh.„15 Dico: “State accommidato?.„16
E llui: “Bbasta accusì: ccampo der mio.„
“Nun zerv’antro,17 munzù„, ddico: “ho mmaggnato.18
Vita cummune come piasce a Ddio.
Me n’accorgo dar brodo ch’è stufato.„
27 maggio 1837
- ↑ Comunione.
- ↑ Miciotto, miciottello: meschino, male in arnese.
- ↑ Disperataccio.
- ↑ Squallido, lurido. Mézzo, cioè “vizzo„, si pronunzia con le zz aspre come vezzo.
- ↑ Che andò.
- ↑ Poltrone.
- ↑ Ghiotto.
- ↑ Bugiardo.
- ↑ Mi si.
- ↑ Ritto ritto.
- ↑ Con affettata disinvoltura.
- ↑ Che è.
- ↑ Orologio.
- ↑ Gli dissi io.
- ↑ No.
- ↑ Siete a servizio?
- ↑ Non serve altro.
- ↑ Ho compreso.
Note
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