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Er zor Diego acciaccatello La commuggnon de bbeni
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

LA VITACCIA DE LI SOVRANI

     Semo arrivati a un tempo, sor Giascinto,
Che, ppiù o mmeno, sti poveri Sovrani
Ce li tratteno peggio de li cani;
E cquarc’onore che jje fanno è ffinto.

     Ché ssi nun fussi1 pe’ cquer po’ d’istinto
C’hanno de commannà ssu li cristiani,
Oppuramente2 pe’ rrispetti umani,
Ggnisuno3 in trono ce starìa dipinto.

     Vive,4 per cristo, sempre immezz’ar foco!
Io nun vorébbe èsse5 sovrano, manco6
Me fascessino7 re, cche nun è ppoco.

     Ve pare, cazzo, piccolo cordojjo
Quer rispirà ccór vassallume accanto,
Sempre nimmichi come l’acqua e ll’ojjo?8

26 maggio 1837

  1. Se non fosse.
  2. Oppure.
  3. Nessuno.
  4. Vivere.
  5. Non vorrei essere.
  6. Neppure se.
  7. Mi facessero.
  8. Olio.

Note

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