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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LA CURIOSITÀ.
Abbi pascenza,1 je stai troppo appresso
Pe’ ffàllo vommità.2 Vvergoggna, Rosa!
Nun sta bbene èsse3 poi tanta curiosa.
Tu in sto vizziaccio cqui ddài ne l’accesso.4
Uh, zzitto, zitto, ch’ecco Nanna. Adesso
La chiamàmo e scoprimo quarche ccosa.
Pss, ssenti, Nanna: è vvero che la spósa5
De tu’ fratello lo rizzòla6 spesso?
Che ssii superba com’un gallo, e bbrutta
Quant’un’ira de Ddio, questo è ssicuro:
Rosa però nu’ la conossce tutta.
Dicce7 un po’, ddicce un po’... Ggià ttu lo sai
Che pparlanno co’ nnoi, parli cór muro.
Bbe’? ddunque tra li spósi eh? cce so’8 gguai?
27 gennaio 1835
- ↑ Pazienza.
- ↑ Per farlo parlare e raccontare quello che sa.
- ↑ Essere.
- ↑ Eccesso.
- ↑ Spósa, spósi, coll’I stretta.
- ↑ Lo batte.
- ↑ Dicci.
- ↑ Ci sono.
Note
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