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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LA VEDOVA AFFRITTA
Nun me ne so ddà ppasce,1 ah ppropio nò.
Quer giorno, Andrea, che l’incontrassi2 tu,
Tornò a ccasa la sera, se spojjò,3
Aggnéde4 a lletto, e nun z’è arzato ppiù.
L’unico mi’ conforto è cche spirò
La matina der Core de Ggesù.
Pe’ mmé è stata una perdita però
Che ffo ppropio miracoli a stà ssù.
Un omo ch’era un Cèsere! Vedé
Morì un campione5 che a rraggion d’età
Cquasi poteva chiude6 l’occhi a mmé!
Bbasta, Iddio m’ha vvorzuta7 visità.
Lui se l’è ppreso, e ssaperà pperchè.
Sia fatta la su’ santa volontà.
28 gennaio 1835
- ↑ Dar pace.
- ↑ L’incontrasti.
- ↑ Si spogliò.
- ↑ Andò.
- ↑ Nome che si dà agli uomini vegeti.
- ↑ Chiudere.
- ↑ Voluta.
Note
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