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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
LA LINGUA TAJJANA
“Eh zia, quela regazza che sse vede,
Guercia, a pponte sant’angelo,1 la festa,
Che sta llì a sséde, e ttrittica2 la testa,
Zia, chiede la lemosina? la chiede?„
“E cche mmaniera di discorre è cquesta?
Bbestia, se disce sédere e nnò ssede.
Nun zerve, cquì sse predica la fede
In ghetto,3 se fa el brodo in d’una scesta.4
Guardatela mó llì la pupa nercia!5
Ha mommó dodiscianni su la groppa
E ancora nun za ddì cceca ma gguercia!
Ehéi! cquà nun ze trotta, se galoppa!
Cquà la matassa è frascica e nnò llercia:6
Va bbene Un po’, ma cquanno è ttroppa è ttroppa.
28 novembre 1831 - De Pepp’er tosto
- ↑ L’antico ponte Elio, poi detto Adriano, quindi San Pietro e finalmente Sant’Angiolo.
- ↑ “Tremola„, in senso attivo.
- ↑ Ricinto degli Ebrei.
- ↑ Proverbio.
- ↑ Bambina tristanzuola.
- ↑ Fracida e non già fragile: proverbio.
Note
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