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La lingua tajjana La bbona famijja
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

LA SPIEGAZZIONE

     Che razza de dimanne1 oggi me fai?!
Cosa vô ddì Cconzurta, Dateria,
E Bbongoverno, e Llemosinerìa!...
Che tte premeno a tté ttutti sti guai?2

     Bbubbù, bbubbù,3 nnun la finischi mai!
Oggni ggiorno una nova fantasia!
Ha rraggione sta matta de tu’ zia
Che pe’ cciarvello sciai4 pancotto, sciai.

     Vai stroliganno5 su li fatti antichi!...
Se vede bbe’ cche nun hai da fà un cazzo,
Fijjolo mio, che ddio te bbenedichi.

     Dunque, aló, ddàmo gusto ar dottorazzo:
A Rroma ste parole che ttu ddichi
Nun zò antro6 che nnomi de palazzo.

28 novembre 1831 -Der medemo

  1. Dimande.
  2. Pensieri gravi, intrighi, faccende altrui.
  3. Suoni dinotanti l’insistenza di un parlante.
  4. Ci hai: hai.
  5. Strologando.
  6. Non sono altro.

Note

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