Questo testo è incompleto. |
◄ | Ar zor Abbate Bbonafede | La faccia der Monno | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836
LA STROLOMÍA
Nun j’è vvienuta mo la fernesia,1
Invesce2 de ggiucà a mmercant’in fiera,3
D’aritirasse4 in cammera ’ggni sera
Soli soli a studià dde strolomìa?5
Jer notte,6 da la santa vemmaria,
Senza nemmanco un straccio de stadera,
Se mésseno a ppesà ll’antimosfera7
Cor un vetro che sta ssu la scanzia.
Pesà ll’aria! ma eh? Bbe’ cche ppadroni,8
Nun zarebbe una cosa nescessaria
De dàjje la patente de bbuffoni?
Eh ssi ll’aria pesassi,9 addio scibbaria!
Pe una libbra de carne o mmaccaroni
Se10 pagherebbe dodiscionce11 d’aria.
23 settembre 1836
- ↑ Frenesia.
- ↑ Invece.
- ↑ Mercante in fiera: giuoco di carte molto usato in Roma.
- ↑ Di ritirarsi.
- ↑ Di astronomia.
- ↑ Ieri a notte.
- ↑ L’atmosfera.
- ↑ Benché padroni.
- ↑ Se l’aria pesasse.
- ↑ Si.
- ↑ [La libbraFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte si divideva appunto in dodici once.]
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.