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XXXV. Exhortatione a l’anima propria che, considerata la sua nobilità, non tardi la uia a l’amor diuino
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Exhortatione a l’anima propria che, considerata la sua nobilità, non tardi la uia a l’amor diuino.          .xxxv.


     O Anima mia, creata gentile,
     non te far uile       enchinar tuo coragio,
     ch’en gran baronagio       è posto el tuo stato.
Se hom poueretto gioietta de dona,4
     la mente sta prona       a darli el tuo core;
     con gran disìo de lui se ragiona,
     con uile zona       te lega d’amore.
     el gran Signore       da te è pelegrino,8
     fact’à l camino       per te molto amaro;
     o core auaro,       starai più endurato?
Se Re de Francia hauesse figliola
     & ella sola       en sua redetate,12
     girìa adornata de bianca stola,
     sua fama uola       en omne contrate.
     s’ella en uiltate       entendesse, en malsano,
     & désseise en mano       a sé possedere,16
     que porrìa hom dire       de questo tractato?
Più uile cosa è quello ch’ai facto:
     darte ntransacto       al mondo fallente;
     lo corpo per seruo te fo dato acto,20
     ha’ l facto matto       per te dolente.
     signor negligente       fa seruo regnare
     & sé dominare       en rea signorìa;
     hai presa uia       cha questo c’è entrato.24
Lo tuo contato en quinto è partito:
     ueder, gusto, udito,       odorato & tacto;
     al corpo non basta che l tuo uestito
     lo mondo à dimplito       tutto ad à facto.28
     ponam questo acto:       ueder bella cosa;
     l’udir non ha posa,       né l’occhio pasciuto
     en quarto frauduto       qual uoi te sia dato.
El mondo non basta a l’occhio uedere,32
     che possa empire       la sua smesuranza;
     se mille i ne mostri, faralo enfamire,
     tant’è l sitire       de sua desianza.
     lor delectanza       sottracta en tormento36

     reman lo talento       fraudato en tutto;
     placer rieca lucto       al cor desensato.
Lo mondo non basta a li toi uasalli;
     parme che falli       de dargli el tuo core;40
     per satisfare a li toi castalli,
     mori en traualli       a gran dolore.
     retorna al core       de que uiuerai;
     tre regni ch’ài,       per tuo defecto44
     moron negetto,       lor cibo occultato.
Tu sè creata en sì grande alteza,
     en gran gentileza       è tua natura;
     se uedi & pensi la tua belleza,48
     starai en forteza       seruandote pura;
     cha creatura       nulla è creata
     che sia adornata       d’auer lo tuo amore;
     solo al Signore       s’affà el parentato.52
Se a lo specchio te uoli uedere,
     porrai sentire       la tua delicanza;
     en te porti forma de Dio gran sire;
     ben pòi gaudire,       ch’ai sua simiglianza.56
     o smesuranza       en breue reducta!
     cielo terra tutta       ueder en un uascello;
     o uaso bello,       co mal sè tractato!
Tu non hai uita en cose create,60
     en altre contrate       t’è opo alitare;
     salire a Dio che è redetate,
     che tua pouertate       pò satisfare.
     or non tardare       la uia tua a l’amore;64
     se li dài el tuo core,       datese en pacto
     se el suo entrasacto       è ’n tuo redetato.
O amor caro, che tutto te dài
     & omnia trai       en tuo possedere,68
     grande è l’onore che a Dio fai,
     quando en lui stai       en tuo gentilire;
     che porrìa hom dire:       Dio n’empazao,
     se comparao       cotal derata,72
     ch’è sì esmesurata1       en suo dominato.

  1. [p. 195 modifica]ch’è sì esmesurata: altroue era che sia smesurata.


Note

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