Questo testo è incompleto. |
◄ | Le furtune | Papa Sisto | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LE CATTURE
M’arrivò inzino a ddì1 un cherubbiggnere2
Che mmó lloro3 li ladri, anche a ttrovalli4
Magaraddio sull’atto der mestiere,
Nun ze5 danno ppiù ppena d’acchiappalli,
Perch’er Governo se pijja er piascere,
Carcerati che ssò,6 dd’arilassalli;7
E un ladro er giorn’appresso è un cavajjere,
Che ffischia bbrigadieri e mmaresscialli.
Dimola8 fra de noi, for de passione,
Ner rissciojje9 li ladri e ll’assassini
Me pare ch’er Governo abbi raggione.
Li locali sò10 ppochi e ppiccinini,
E ssenz’ariservà cquarche ppriggione
Dov’ha da mette11 poi li ggiacubbini?
9 aprile 1834
- ↑ Sino a dire.
- ↑ Carabiniere: milizia di polizia corrispondente ai Gendarmi.
- ↑ Che ora eglino.
- ↑ Trovarli.
- ↑ Non si.
- ↑ Sono.
- ↑ Rilasciarli.
- ↑ Diciamola.
- ↑ Risciogliere.
- ↑ Sono.
- ↑ Mettere.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.