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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836
LE GABBELLE DE LI TURCHI
Un tar munzù Ccacò, cch’è un omo pratico
E Ddio solo lo sa cquanti n’ha spesi
Pe’ vviaggià ddrent’ar reggno musurmatico
Dove nun ce commanneno Francesi,
Ricconta che in sti bbarberi paesi
’ggni sei mesi sc’è un uso sbuggenzatico1
Che sse paga sei mesi de testatico
Pe’ pprologà2 la vita antri sei mesi.
Dunque disce er Francese che ssiccome
Ar Governo der Papa indeggnamente3
Nun j’amanca de turco antro ch’er nome,
C’è ggran speranza che jje vienghi4 in testa
De mette sopra er fiato de la ggente
’na gabbella turchina uguale a cquesta.
19 novembre 1836
- ↑ Sgarbato, incitativo.
- ↑ Per prorogare.
- ↑ Espressione ironica di tal quale umiltà, di cui si fa molto uso.
- ↑ Gli venga.
Note
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