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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LI MAGGNI
Pijjo un posto ar Teatro der Pavone
E cce trovo pe’ ffarza Carlo Maggno.
Entro in chiesa a la predica, e un fratone
Me bbutt’avanti san Grigorio Maggno.
M’affermo1 dar zantàro2 in zur cantone,
E sta vennenno3 un zan Leone Maggno.
Vàdo a l’Argàdia4 a rripijjà er padrone,
E ssento nominà Llesandro Maggno!
Cazzo! e ssi5 a cquer che ddicheno, sti maggni
Sò6 ssovrani, e pperchè sti distintivi?
Li sovrani nun zò ttutti compaggni?
Saranno o un po’ ppiù bbelli o un po’ ppiù bbrutti:
Ponn’èsse o mmeno bboni o ppiù ccattivi;
Ma articolo maggnà, mmaggneno tutti.
14 giugno 1834
- ↑ Mi fermo.
- ↑ Santaro. Così vengono chiamati dal popolo i mercanti di stampe.
- ↑ Vendendo.
- ↑ Arcadia.
- ↑ Se.
- ↑ Sono.
Note
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