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La lavannara zzoppicona La governante de Monziggnore
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1843

LI FIJJI A PPOSTICCIO

     E ffarai bbene: l’accattà, ssorella,1
È er più mmejjo mistiere che sse dii. —
Nun ciò fijji però, ssora Sabbella.2
Bbe’, tte n’affitto un paro de li mii!. —

     E ccosa protennete3 che vve dii? —
Un gross’a ttest’er giorno.4 — Cacarella!
Me pare de trattà cco li ggiudii! —
Maa, cco cquelli nun zei più ppoverella!

     C’è er maschio poi che ttanto curre e incoccia,
E ppiaggne, e ffiotta, e ppivola5 cór naso,
Che jje li strappa for de la saccoccia. —

     E a cche ora li lasso? — A un’or’ de notte. —
E ssi ppoi nun lavoreno? — In sto caso
Te l’imbriaco tutt’e ddua de bbòtte.6

14 maggio 1843

  1. [Qui sta “per amica, cara mia, ecc.„]
  2. [Isabella.]
  3. Pretendete.]
  4. [Un grosso al giorno per ciascuno. Il grosso equivaleva a poco più di cinque de’ nostri soldi.]
  5. [Pigola. “Pivolare,„ dice altrove il Belli, “è quel continuo insistere chiedendo, che non dà altrui riposo.„]
  6. [“Di busse. Cara questa mamma!]

Note

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