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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
LI SALARI ARRETRATI
Je li chiedo oggnisempre, io, fijji cari;
Ma cche sserve che ppìvoli1 e ccammini?
Un giorno disce che nun cià ddenari,
E un antro2 disce che nun cià cquadrini.
Jerzera arfine, fascenno lunari,
Manco si3 avessi li piedi indovini,
Passo davanti ar caffè de crapettari4
E tte l’allùmo5 llì ttra ddu’ paìni.6
Me metto de piantone in faccia a llòro,
E appena vedo che llui arza er tacco
Me je fo avanti com’un cane ar toro.
E llui che mm’arispose? Eh, stracco stracco
Cacciò una bbella scatoletta d’oro
E mme diede una presa de tabbacco.
19 settembre 1835
- ↑ Pivolare è “quel continuo insistere chiedendo, che non dà altrui riposo.„
- ↑ Un altro.
- ↑ Se.
- ↑ Al Caffè in Piazza de’ Caprettari.
- ↑ E lo vedo fra due, ecc.
- ↑ Il paìno è chiunque veste con proprietà cittadinesca.
Note
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