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IV.
Invero, ch’egli amasse molto i versi e ne scrivesse fin dal tempo, nel quale sedeva ancora sui banchi della scuola, ce lo dice egli medesimo in un sermone giovanile diretto al suo compagno Giambattista Pagani di Brescia,[2] onde rileviamo ch’egli prediligeva già, fra tutti i metri, il verso sciolto, e che non gli toccarono mai, per cagione di poeti, quali Orazio, Virgilio e il Petrarca, quelle battiture che non gli saranno certamente mancate per altre ragioni. Ma, ingegno precocemente riflessivo, egli dovette accorgersi assai presto della vanità degli esercizii rettorici, ne’ quali
- ↑ si facesse ritrarre a Parigi, a guisa d’inspirato, colle chiome sciolte e collo sguardo volto al cielo. [n 1] Fu scritto da quasi tutti i biografi di Manzoni, che egli da giovinetto fosse di tardo ingegno, e punto non istudiasse. Non ignoro che il grande Poeta, forse burlando, lasciò creder ciò; ma io combatto Manzoni colle stesse sue armi, coi bellissimi suoi Versi giovanili alla mano; ma io cito l’onoranza del ritratto, certamente non sospetta, che egli ottenne nello stesso Collegio Longone, ove fu alunno dal 1796 all’anno 1800.»
- ↑ Anche nell’Urania, il Manzoni dice ch’egli ambì la fama di poeta italiano fin dai passi primi nel terrestre viaggio:
Da’ passi primi
Nel terrestre viaggio, ove il desio
Crudel compagno è della via, profondo
Mi sollecita amor che Italia un giorno
Me de’ suoi vati al drappel sacro aggiunga.
- ↑ Con gli occhi rivolti in su lo rappresentava pure nella virilità il pittore Molteni in un quadro ad olio, che si conserva presso la marchesa Alessandrina Ricci D’Azeglio.