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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:514|3|0]]vestirsi di color celeste, ancorché il mentovato scrittore ce la rappresenti d’un bianco velo coperta[1]. Conviene a Cerere l’ammanto giallo, color delle biade mature, ond’ebbe presso Omero l’aggiunto di gialla[2]. Nel disegno colorito d’un’antica pittura della biblioteca Vaticana, da me pubblicato[3], Pallade ha il manto, non già di color celeste, com’esser suole nelle altre sue figure, ma bensì di color di fuoco, forse per indicare l’animo suo guerriero, essendo pur questo il colore usato dagli Spartani in guerra. Su alcune pitture d’Ercolano[4] Venere ha un drappo volante d’aureo colore, che a luogo a luogo cangiasi in verde cupo, forse per indicare il suo epiteto aurea. Sul mentovato disegno Vaticano una Najade ha una fina sottoveste di color d’acciajo o glauco, di cui pur Virgilio vestì il Tevere[5]; ma verde n’è la veste, quale aver la sogliono presso gli altri poeti i fiumi[6]; e sì l’uno che l’altro colore simboleggiano l’acqua, se non che il verde sembra più proprio di quelli che scorrono fra piagge erbose.

[...i re, i sacerdoti, e gli eroi..... ]

§. 9. Qualche vantaggio potremo qui recare ai pittori se daremo un’idea del color proprio agli abiti de’ re, de’ sacerdoti, e degli eroi. Rosso era il veftito di Nestore[7]. La veste e l’abito intero dei re prigionieri nella villa Medici, e degli altri due nella villa Borghese fono verosimilmente stati fatti di porfido per indicare la porpora, e con essa la dignità reale di que’ cattivi. In un’antica pittura aveva Achille una verte di color verde mare[8], forse riguardo a Teti sua madre; e ciò pur imitò Baldassare Peruzzi nella figura di quest’eroe sulla


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  1. Idem ibid. pag. 18.
  2. Così deve pure intendersi l’epiteto di rubiconda, che le dà Virgilio Georg. lib. 1. vers. 297., alludendo alle spighe mature. Se le dava anche il color bianco; e così vestite erano le sue sacerdotesse. Ovidio Metam. lib. 10. vers. 432. Vedi al capo seg. §. 7.
  3. Monum. ant. ined. num. 113.
  4. Tom. IV. Tav. 3.
  5. Æneid. lib. 8. verf. 33, 34
    ... Eum tenuis glauco velabat amictu
    Carbasus.
  6. Stat. Thebaid. lib. 9. vers. 354.
  7. Philostr. lib. 2.
  8. idem lib. 2. Icon. 2. pag. 812. [ Chlamys, qua est indutus, a matre est, ut puto; pulchra enim est, ac purpurea, igneique coloris, atque in nigricantem vergens. Vedi sopra pag. 401. nota b.
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