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Le scurregge che se curreno appresso Caino
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

ROMA CAPOMÙNNI.1

     Nun fuss’antro pe’ ttante antichità
Bisognerebbe nassce tutti cqui,
Perchè a la robba che cciavémo2 cqua
4C’è, sor frìccica3 mio, poco da dì.

     Te ggiri, e vvedi bbuggere de llì:
Te svòrti,4 e vvedi bbuggere de llà:
E a vive l’anni che ccampò un zocchì,5
8Nun ze n’arriva a vvede la mità.

     Sto paese, da sì cche6 sse creò,
Poteva fà ccór Monno a ttu pper tu,
Sin che nun venne er general Cacò.7

     12Ècchevel’er motivo, sor Monzù,
Che Rroma ha perzo l’erre,8 e cche pperò
De st’anticajje nun ne pò ffà ppiù.

Terni, 5 ottobre 1831.




  1. [Caput mundi.]
  2. [Ci abbiamo.]
  3. Nome di scherno.
  4. [Ti volti.]
  5. Un non-so-chi.
  6. Da quando.
  7. Principio della Repubblica Franco-romana.
  8. Perdere l’erre: perdere il di sopra, la importanza, e simili.

Note

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