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Questo testo fa parte della raccolta Ciro di Pers
XIII
IL CACCIATORE D’ARCHIBUGIO
Solo e notturno uccellator tonante
chiama l’usato can, la fune accende;
cinto di grave cuoio il piede errante,
laberinti palustri e cerca e fende.
Immoto al fin su riva ascoso attende
tra soffi d’aquilon lo stuol volante,
ch’alia valle s’invola e al mar si rende,
mentr’a l’aurora il dí bacia le piante.
Vibra Giove alle fère unico un telo,
ma questi a lo scoppiar d’un colpo solo
mille alati cader fa al flutto, al gelo.
Che piú? s’ei può, stringendo un dito solo,
trar fulmini dall’acque, augei dal cielo,
far il piombo volar, piombar il volo!
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