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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
UNA RISULUZZIONE.
Er frate zzoccolante Fra Mmodesto,
che li libbri li sa ttutti a mmemoria,
m’ha rriccontato una gran bell’istoria
successa in ner papato de Pio Sesto.
Disce lui dunque, e lo sostiè, che cquesto
prima d’annà a ggodé l’eterna groria
vorze1 annà a Vvienna a ggastigà la bboria
d’un re cche ccamminava troppo presto.
Arrivò, cce parlò, jje disse tutto;
e, cquann’ebbe finito, er Re ttodesco
disce che jj’arispose assciutto assciutto:
«Pio Sesto mio, vatte a ffà fotte, e ddamme...»2
Allora er Papa cche cconobbe er fresco3
ritornò cco la coda tra le gamme.
10 dicembre 1834
Note
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