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18. I’ avea già le lagrime lasciate
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I’ avea già le lagrime lasciate
     E ritornava nel viso il colore,
     Perché alquanto più soave Amore

     Avea veduto, e l’arme1 avea posate;
     E a bene sperar quella beltate,5
     Ch’al mondo non n’è par2, non che maggiore,
     M’invitava talor con lo splendore
     Che ’n inferno faria l’alme beate.
Quando, per nuovo isdegno3, mi trovai
     Sanza ragion4 nel mio misero stato,10
     Nel qual mi struggo, come neve al sole5,
     In pianti e in sospiri, in doglia e ’n guai;
     Né a me cridar mercé, poscia, [à] giovato
     A chi pur morto, e non altro, mi vole.

  1. Usate fino allora da lui contro il poeta, come è detto in XXX, 1-3.
  2. «Eguale.»
  3. Cfr. in particolare XLIII, 11 e la mia n. 2 a p. 81.
  4. «Senza colpa.» In LII, 4-8 il Boccacci ammette la possibilità che il suo errore entri per qualche cosa nello sdegno di Fiammetta.
  5. Non v’è bisogno di considerar questa similitudine derivata dalla dantesca di Par., XXXIII, 64.


Note

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