Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Traduzione dal greco di Lorenzo Pozzuolo (1873)
Antichità

FRAMMENTI.


DELL’EGIMIO.


I.
L’isola sacra, che da pria gli Eterni
Abantide nomaro, e Giove allora
Nomolla Eubea, poichè di bovi opima.1
II.
Custode Argo le manda immane e forte,
Che intorno intorno con quattro occhi guarda:
Di veglia un gran vigor la Dea gl’infuse,
Sì che non veli sue pupille il sonno,
E assiduo spïatore ognor le sia.2

III.
Da quel dì miglior giuro all’uom fu imposto
Pei frodolenti di Ciprigna intrighi.3
IV.
Il mio nappo ov’è mai, duce di genti?
V.
Dei Tripartiti si nomò tal gente:4
Poichè, lasciate le natie contrade,
In tre partîrsi la novella sede,
VI.
Timandra fresca sposa Echemo tolse,
Col generoso Clëodéo bramando
D’imparentarsi....

DELL’ASTRONOMIA.

I.
Pleiadi l’uom le dice... Al freddo tempo.
Tramontano le Pleiadi....
II.
Le Pleiadi al mortal celansi allora.

III.
Somiglianti alle Grazie hanvi le Ninfe,
Che Iädi ogni mortale ovunque appella:
E son Fesíle e Coronide e Clea
Dai vaghi serti, e la vezzosa Feo,
Ed Eüdora che flüente ha il peplo.

DEI LAVORI GRANDI.

I.
Il colorante rugiadoso umore,
Che dalle ben pigiate uve si spreme.
II.
Tritano nella mola il biondo frutto.5

DEL CATALOGO DELLE DONNE.

I.
Di Deücalïon nel tetto illustre
Mista in amor la florida Pandora
Col padre Giove re di tutti i numi,

Diede vita al belligero Graïco.
II.
Nacquer d’Elleno i re dator di leggi,
E Doro e Suto e il cavaliero Eólo,
Onde gli Eolídi giudici scettrati
Atamante, Cretéo, Sisifo audace,
Salmonéo nequitoso, e Perïera
D’alma superba....
III.
Magne generò pur Ditti, e Polluce
Simile a un Dio....
IV.
Chè Locro appunto conducea la torma
Dei Lelegi, che un tempo eran macigni,
E il divin senno del Cronide offerse
A Deücalïone in mucchio accolti.6
V.
Fu grave,7 e al Dio del folgore produsse
Il cavalier Macedone e Magnete,
Che alle Pïerie e Olimpie balze intorno
Hanno il soggiorno....

VI.
Per isfrenata voluttà perdero
Di verecondia il fior....8
VII.
Le lor teste rodeva orrida tabe,
E una sozza empetiggine incrostava
Tutti i lor membri; giù cascava il crine
Del capo un dì sì bello, e or feasi calvo.9
VIII.
Saëttò Periclimeno superbo,
Cui fea Nettuno il crollator dei lidi
Lieto di molti don. Chè or t’apparia
Aquila fra i volanti, ora formica,
Oh maraviglia! ed ora una del vago
Apico sciame, ed ora orrido e diro
Colúbro: tanti da non dirsi egli ebbe
Favor, che poscia per voler di Palla
Il trassero a ruina....10
IX.
Undici del magnanimo Neleo11
Prodi figliuoli ancise,12 e il dodicesmo,

Che fu il Gerenio cavalier Nestorre,
Il fato ospite addusse appoi Gerenii
Calcator di puledri....
X.
Nestore solo si sottrasse al fato
Nell’olente Gereno....
XI.
E d’Arabo la sposa, al qual fûr padri
Il Dio dei blandi farmaci e Tronía,
La figlia del re Belo, a cui fu lode
L’aver soggioghe le fenicie genti,
Biblo cui specchio è l’onda, e l’odorata
Sidon, che per tre capi in mar si sporge.
XII.
Sdegnossi il padre dei mortali e Divi,
E dall’Olimpo un folgore rovente
Vibra, e disfoga l’ira sua spegnendo
D’Apollo il figlio....
XIII.
Demodoce, che a gara incliti prenci
Di mille genti ambiano sposa, e molti

Splendidi doni le facean, sì bello
Avea il sembiante....
XIV.
Quelli che innanzi gían celâr la teda....
XV.
Di Nuto sotto i piè mormora il suolo.13
XVI.
A se stessi gran pena....14
XVII.
E Stratonice dal bel cinto il grembo
Ebbe grave, ed Eurito al sole diede,
Giocondissimo figlio in sua magione;
E onde nacquero e Laio e Clitio, e Ifito
Marzio rampollo, e il pari a un Dio Tosseo.
Del Pilon Nobolide indi la prole
Antiope diè alla vita ultimo germe
Iolea dal biondo crine....
XVIII.
Ben mille volte venturoso e mille,
Eacide Peleo che, in questo tetto,
Felice un sacro talamo conscendi!15

XIX.
Non dipartirti, o Achille, infin che presa
Abbi Monenia: perocchè di fonti
La città manca, e sitibonda langue.16
XX.
O qual la intatta vergine, che sede
Ha in Didimo almo suol nel Dotio piano
Ad Amiro vitifera di contra,
Nelle linfe di Bebe i piè s’inalba.17
XXI.
Ileo fu così caro al prence Apollo
Germe di Giove, e nome tal gli diede,
Poichè in benigna18 Ninfa egli s’avvenne,
Con cui mischiossi in dolce amplesso, il giorno
Ch’egli e Nettuno ergeano alto le mura
D’Ilio città turrita....
XXII.
O quale la fanciulla, onde nutrice
Fu la Beotic’Uria....
XXIII.
O qual la saggia Mecionice in Uria,

Che d’Eufemo fe’ padre il Dio che scuote
I lidi della terra, a lui commista
Dell’aurea Citerea nel dolce amplesso....
XXIV.
V’han d’Ellopia le piagge alme e feconde
Di doni cerëali, e altrici opime
Di greggi e armenti. Abitator ne sono
Mortai ricchi di buoi, ricchi d’agnelli,
A mille a mille e d’ogni seme. Al margo
La Dodonea cittade estrema sorge,
Diletta a Giove, che ne feo la sede
Dell’oracolo suo sacro agli umani,
D’un faggio19 ascoso nell’arcano ceppo,
D’onde mortali a mille hanno il responso,
Chiunque vi giunga, e dell’eterno nume
Scruti la mente e doni arrechi, e giunga
Con augurii felici....
IXXV.
Qual la vaga Cirene, a cui le Grazie
Di lor beltà fean dono, avea soggiorno
A Ftia, lunghesso la Penea corrente.

XXVI.
Iätto, anciso d’Arisbante il caro
Figlio Moliro in sua magion per l’onta
Al suo talamo inflitta, il patrio tetto
Lasciando, ad Argo di puledri altrice
Nella Minoia Orcomeno recossi.
E quell’eroe lo accolse, e gli fe’ parte
Di sue fortune all’uopo....
XXVII.
Fila impalmò Lipefile, la figlia
Del chiaro Iola, e di beltà simíle
Alle Dive d’Olimpo. Ella il fe’ padre
D’Ippota e Tero, bella sì qual vedi
Lampa di luna. Tero in braccio a Febo
Giacque, e produsse il nerboruto, il forte,
E di cavalli domator Cherone.
XXVIII.
Ella fu grave, e al cavaliero Eáco
Diè vita. Or giunto questi alla gioconda
Età del fiore si struggea di doglia,
Che d’umani viventi il solo ei fosse.

Ma degli Eterni e dei mortali il padre
Di quante brulicavano formiche
In quell’isola lieta, uomini fece
E femine leggiadre.20 E primi ei furo
I contestori d’ondulanti antenne:
Primi le armaro d’ali, onde veloci
Insòlcano del mar l’umide vie,
XXIX.
Qual Bacco, largo trincatore, inspira
Gioia e cruccio al mortale; il vin gli è mastro
Di dementi consigli; e piedi e mani
Gli lega e lingua e mente in ferrei nodi,
E lo riposa al molle sonno in grembo.
XXX.
Te segno a rischi sovra ogni altro e strenuo
Generò certo il padre Giove, o figlio.21
XXXI.
Il depredato armento ei sì celava,
Che ne perdevi ogni orma....22
XXXII.
Vedov’era Argo di sorgenti, e Danao

La fe’ lieta di rivi....
XXXIII.
Atalante divina e piè-veloce....23
XXXIV.
A sacco messa la città....
XXXV.
Ella partorì Toe....
XXXVI.
Della sacra Cecropia era difesa
Eurigia....
XXXVII.
Innanzi tempo divenuto adulto....
XXXVIII.
Quest’ottimo consiglio in cor le sorse
Di trarlo in rete, e toglierli di furto
Il bell’acciar, che l’inclito Vulcano
Gli avea temprato; sì che mentre in cerca
Di quella egli ne va, domo procomba24
Dai montani Centauri, inerme, al piede
Dell’arduo Pelio....

XXXIX.
A Giasone di popoli pastore
Eson fu padre, e il nutricò Chirone
Infra le balze del selvoso Pelio.
XL.
Ei lo scettro di Giove in man stringendo,
Su molte genti ond’era cinto il divo
Stendeva impero, di città monarca.25
XLI.
Per Egle, figlia di Panope, il vinse
Amor possente....
XLII.
Dai sacri pasti alla divina Pito
Nunzio ne venne al zazzeruto Apollo
Un corvo a dirgli i tradimenti occulti,
Allorchè l’Ilatide Isco impalmossi
Coronide, figliuola al divin Flegia.
XLIII.
L’Amarincide Ippóstrato, rampollo
Di Marte, e di Fitteo l’illustre figlio
Sovrano degli Epei, prostrâr le mura....26

XLIV.
Onde27 le dive montanine Ninfe
Nacquero, il seme degl’inetti a ogn’opra
Satiri imbelli, e degli additti ai giuochi,
Di danze intrecciator divi Cureti.
XLV.
Ed egli generò nobile prole
Sero e Alazugo....
XLVI.
Ed Ermïone a Menalao, di lancia
Palleggiator, produsse ultimo nato,
Marzio germe, Nicostrato....
XLVII.
Urania partorì figlio giocondo
Lino, a cui nei banchetti e nelle danze
Dan tributo di cantici lugubri
Quanti cantori e citaredi ha il mondo,
Lino chiamando all’esordire e al fine,
D’ogni saper perito....28

XLVIII.
Fello di lancia agitator produsse
A Melibea....29
XLIX.
Nacquero figli a Licaon, sembiante
A Nume e germe di Pelasgo....
L.
E Policasta dal leggiadro cinto,
Di Nestore Nelide ultima prole,
Persepoli a Telemaco produsse
Con lui confusa in amoroso amplesso,
LI.
Se pur da morte non lo campi Apollo,
O lo stesso Pëón di tutti esperto
I farmaci salubri....
LII.
Epito pur Tlesenore produsse
E Piritoo...
LIII.
Ben nove volte dell’età fiorita
Vede giungere al colmo un dopo l’altro

I mortali la garrula cornacchia.
Ma quattro volte più di questa il cervo
Vive, ed al giunger di tre cervi a morte
Il corvo invecchia, La fenice ha vita
Sì lunga quanto nove corvi: or noi,
Ricciute Ninfe dell’Egioco figlie,
L’età decupla abbiam d’una fenice.30
Son loro sede ameni boschi e fonti
Di fiumi, e pace vi soggiorna e calma.

DELLE NOZZE DI CEICE.

I.

L’araldo cavalier com’ebbe visto....31
II.
Volontieri s’asside ogni uom dabbene
D’uom dabbene alla mensa.32


DELLA MELAMPODIA.

I.
Calcante.
Stupor mi prende nel veder codesto
Sicomoro sì piccolo e sì carco
Di fichi tuttavia: quanti son essi?33
Mopso.
Son diecimila e n’empiono un medinno:
Un sol di più saria soverchio, e invano
Aggiugner vel vorresti. — Ei così disse.
Ma Calcante ben vide il suo rivale
Aver dato nel segno, e allora i lumi
A lui coperse della morte il sonno.
II.
Dolce è fra dapi, in florido banchetto,
Ai commensal, che piena hanno già l’epa,
Udir un narrator, è dolce udire

Come agli umani divisâr gli Eterni
I doni, onde il tapin scerni dal ricco.
III.
Concesso tu m’avessi, o padre Giove,
Vita men lunga, e conoscenza eguale
A quella dei mortali; or nessun pregio
Il tuo dono ha per me, quando alle visse
Da viver sette etadi ancor m’aggiugni.34
IV.
Nell’amplesso di Venere una volta
Sovra dieci il piacer l’uomo soggioga;
Ma ben le dieci volte inonda i sensi
Della donna il piacer....
V.
Nella magion di lui nunzio veloce
Mare ne venne, e colmo al prence offerse
D’argento un nappo....
VI.
E l’indovino allor diede di piglio
Pel guinzaglio ad un bove: Ificlo il vello
Ne palpeggiava, e Filaco tenendo

Sovra il dorso di quel con una il nappo,
Coll’altra man levando alto lo scettro
Incedeva e dicea cinto dai servi....
VII.
Fra i terrestri mortal non v’ha indovino,
Che dell’Egioco Dio legga il pensiero,

DEI CONSIGLI DI CHIRONE.

I.
Nello scorto tuo senno ad uno ad uno
I miei precetti accogli, – E in prima, quando
In tua magione arrivi, ai Divi eterni
Offri vittime scelte...,
II.
O figlio di Peleo, saper ti caglia
Ad una ad una queste cose, — In prima
Prega l’eterne Dive....35
III.
Alla fiorente etade oprar s’addice,
Il senno alla matura, e alla canuta
Il pregar....

IV.
Miti le offerte fan gli Dei, le offerte
I regi venerandi...
V.
Sii contento del tuo, l’altrui rispetta.
VI.
Non giudicar se pria dei contendenti
Non abbi udite le ragion....36
VII.
Se la città sagrifica, degli avi
Secondo il rito, ch’è lo meglio, il faccia.
VIII.
Stolto chi il certo lascia, e dell’incerto
In traccia corre....

DELLA DISCESA AGL’INFERI
DI TESEO E PIRITOO.


Nella lieta di danze Afinna un giorno
Alico in armi da Teseo fu spento
Per la chiomata Eléna....37


FRAMMENTI DI SEDE INCERTA.

I.
Comune allora il desco avean, comune
La sede i Divi eterni e gli egri umani.
II.
Nella terra di quei, cui cibo è il latte,
E tetto le quadrighe....
III.
Gli Etiopi ed i Libii, e quei che nutre
Equino latte, della Scizia i figli....
IV.
Dei Pelasgi alla sede, al Dodoneo
Faggio ne venne....
V.
Elle giunser nell’isola, che nome
Ebbe dai molti fiori, e loro in dono
La diè di Crono il figlio....38

VI.
Conglobata è la sfera, e intorno intorno
In se stessa girarsi ognor si piace.
VII.
Che Panopea lambendo e la munita
Glecone, a spire a mo’ d’un angue scorre
D’Orcomeno le piagge....39
VIII.
Che di Lilea dai balzi onda lucente
In rivo si devolve....
IX.
Arbitro di sua morte Endimione
Giove facea....
X.
Essere dolce al genitor t’è forza.
XI.
La Dea del riso Venere con elle
Ciò vedendo crucciossi, e all’empia fama
Le diede in preda....40
XII.
Le Muse che il mortal rendon facondo,
E degli arcani interprete divino....

XIII.
Quivi Giove pregâr, che in cielo impera,
Ed in Eneio ha culto....
XIV.
Ed ei della veloce onda nel colmo....
XV.
D’un bel passo incedente....
XVI.
Il dirupo d’Olen, d’un fiume in riva,
Del vasto Piro egli abitava....
XVII.
Chi il permise, chi il fece, il fio ne paghi..
XVIII.
Di tutti i sempiterni egli è sovrano,
Egli signor: contendere con lui
Di forza alcun non osa....
XIX.
Filea, l’amico dei beati numi...,
XX.
Sovra graminei culmini ei correa,
Nè coi piè li toccava, e senza offesa
Sfiorava il sommo delle ariste a volo.41

XXI.
Agli Eacidi forza impartì Giove,
Senno agli Amatonídi, ed agli Atridi
Ricchezze in copia....
XXII.
D’Eaco i figli cupidi di pugna,
Come di lauta mensa....
XXIII.
Come al settimo dì del sole apparve
La coruscante lampa....
XXIV.
Delle Grazie l’incanto ella spirava....
XXV.
E un Cilicio allevollo inclito speco....
XXVI.
Omero ed io cantori allora in Delo
Per la prima cantammo ordendo un inno
Col plettro giovanile a Febo Apollo,
Di Latona figliuol che d’oro ha il brando.
XXVII.
Se ubertosa è la terra, è don dei numi....

XXVIII.
Cosser le carni in prima, e acconciamente
Indi le trasser dai lebeti....
XXIX.
Di Megara l’ombrifera contrada....
XXX.
A fiume che precipita simile....
XXXI.
Per talento perverso....
XXXII.
In questa riva di foreste avara
Le coste imputridir delle carene...
XXXIII.
Pel crudo fumo della nera pece
E dei cedri....
XXXIV.
E dalle verdi piante al suolo a mille
Giù piegavansi i rami....
XXXV.
Ciò visto, contro loro avvampò d’ira
La Diva amica dei sorrisi, e a turpe

Vitupero dannolle. Onde Timandra,
Abbandonato il Talamo d’Echémo,
Si fugge, e di Fileo caro ai beati
Si getta nell’amplesso. Al par di lei
Dal divino Agamennone si parte
Clitennestra, e d’Egisto al fianco giace
D’uom men nobile vaga, e al pari Eléna
Del biondo Menelao deturpa il letto.42

  1. [p. 299 modifica]Il Göttling crede guasta la lezione, e ne propone un’altra, la cui traduzione sarebbe:

    L’isola sacra, che da pria gli Eterni
    Abantide nomâr, ma poi gli umani
    Nomaro Eubea.

  2. [p. 299 modifica]È il noto mito di Giunone, che per impedire i con vegni furtivi di Giove con Io, si serve degli occhi di Argo.
  3. [p. 299 modifica]Detto perciò giuramento Afrodisio, la cui formola in nostra lingua sarebbe: Per Giove e per Io.
  4. [p. 299 modifica]Gente ellenica immigrata in Creta: ripartita in Pela sgi, Achei e Dori. Vedi Muller, Dor., I, pag. 29; citato dal Göttling.
  5. [p. 299 modifica]Tale sarebbe il senso più ovvio. Ma uno scoliasta d’Omero interpretando il verso 104 del lib. VII, dell’Odissea, osserva, che la parola del testo mulē significa non solo macina, ma anche la parte ossea del femore sporgente in fuori, a cui le donne appoggiano il manico della conocchia. Di più dice, che il mēlopon karpon del testo significa pure i fiocchi di [p. 300 modifica]lana. La conseguenza di tutto ciò è, che le macinatrici di tutti i traduttori si cangiano in filatrici. Ora questa conseguenza va a cadere a piombo sul nostro frammento, giacchè le parole ne sono tali quali le testè citate dell’Odissea. Non è questo il luogo di decidere se lo scoliasta abbia torto o ragione. Contentiamolo per ora, traducendo pure secondo la sua interpretazione, che è accettata pure dal Göttling:
    Filan col fuso al fianco i bianchi velli.
  6. [p. 300 modifica]È il mito delle pietre, che Deucalione lancia dietro le sue spalle, e convertonsi in uomini.
  7. [p. 300 modifica]Tiia figlia di Deucalione, da non confondersi con Tiia figlia di Cefiso e madre di Delfo. Vedi Erodoto, VII, 178.
  8. [p. 300 modifica]Le figlie di Preto.
  9. [p. 300 modifica]Si parla ancora della prole di Preto.
  10. [p. 300 modifica]Vedi Apollonio Rodio, Argon. I, dal 156 al 160 del testo greco.
  11. [p. 300 modifica]Vedi Il., XI, 689 e segg.
  12. [p. 300 modifica]Ercole secondo la leggenda ne fu l’uccisore.
  13. [p. 300 modifica]Questo e il precedente frammento sono citati dal grammatico Erodiano, pag. 18-42.
  14. [p. 300 modifica]Citato dal gramm. Apollonio Discolo, pag. 135.
  15. [p. 300 modifica]Le nozze di Teti e Peleo.
  16. [p. 300 modifica]Lo scoliasta dell’Iliade al v. 35 del libro VI, ci [p. 301 modifica]dice, che mentre Achille era sul punto di togliere l’assedio da Monenia, città detta Pedaso più tardi, disperando d’espugnarla, cadde nel campo degli as sedianti una mela, sulla cui buccia erano incisi quei versi, e che la mano che la lanciò fu d’una fan ciulla invaghita di Achille.
  17. [p. 301 modifica]La vergine è Coronide. Didimo era un territorio presso Mileto con tempio ed oracolo d’Apollo.
  18. [p. 301 modifica]Ileo infatti suona dolce, compiacente.
  19. [p. 301 modifica]Vedi nota 3 alla Teogonia, pag. 209.
  20. [p. 301 modifica]È la nota leggenda della popolazione dell’isola d’Egina, o dei Mirmidoni, che di formiche brulicanti nella cavità delle sacre querce furono trasformati in uomini. (Vedi Parisot, Mythologie comparée, alla parola Éaque.)
  21. [p. 301 modifica]La parola è diretta ad Ercole.
  22. [p. 301 modifica]Si parla del ladro Autolico.
  23. [p. 301 modifica]Famosa cacciatrice.
  24. [p. 301 modifica]Parlasi di Acaste, e di Peleo ucciso dai Centauri.
  25. [p. 301 modifica]Minos.
  26. [p. 301 modifica]Di Peribea, antica città dell’Acaia.
  27. [p. 301 modifica]Cioè di Ecatero e della figlia di Foroneo.
  28. [p. 301 modifica]Quest’emistichio fa un frammento a parte nella raccolta del Göttling.
  29. [p. 301 modifica]Melibea era città fra l’Ossa e il Pelio: Strab. IX. pag. 305; Lucrez. II, 499. Melibea è pur nome [p. 302 modifica]di alcune deità. Qui si tace la madre di Fello, e l’espressione a Melibea indica o la città, o la persona, in grazia della quale Fello fu generato.
  30. [p. 302 modifica]Presa la voce del testo genea come un periodo di 33 anni, la cornacchia vivrebbe 33×9=297; il cervo 297×4=1188; il corvo 1188×3=3564; la fenice 3564×9=32076, e le Ninfe di cui si parla 32076×10=320,760 anni.
  31. [p. 302 modifica]Il Bekker alla voce del testo A Kērucs, araldo, sostituisce Kēucs Ceïce, e il Göttling lo approva.
  32. [p. 302 modifica]Forse questo frammento facea parte del Catalogo delle donne.
  33. [p. 302 modifica]La dimanda è fatta da Calcante, indovino, a Mopso pur indovino e figlio di Apollo e di Manto. Il passo è in Strabone, XIV, pag. 642, e riportato da Göttling. Mopso è un personaggio distinto nel poema di Apollonio Rodio, Gli Argonauti. Vedi I, 65, 1082; II, 924; IV, 1500, del testo greco.
  34. [p. 302 modifica]È Tiresia che parla.
  35. [p. 302 modifica]È una variante del frammento precedente, che lo Scaligero fece all’introduzione ai Consigli di Chirone, citata dallo scoliasta di Pindaro, pag. 227.
  36. [p. 302 modifica]È il celebre adagio di Pitteo figlio di Pelope e di Dia, che resse Trezene con ammirabile equità e giustizia.
  37. [p. 302 modifica]Vedi Göttling, pag. LXII, l. c.
  38. [p. 303 modifica]Son le Sirene, e l’isola è Antemoessa, che suona appunto l’abbondante di fiori. Intorno alle Sirene vedi Apollon. Rod., Argon., IV, 889.
  39. [p. 303 modifica]Il fiume Cefisso; vedi Sof., Edi. a Col., 685.
  40. [p. 303 modifica]Si parla delle figlie di Tindaro.
  41. [p. 303 modifica]Qui si parla d’Ificlo. Somigliante virtù di velocità dà la leggenda ad Eufemo. Vedi Apollon. Rod., Argon., I, 179 e seguenti.
  42. [p. 303 modifica]Scoperto nel 1842 in un codice Veneto dal Cobet, e ordinato da Göttling: vedi pag. LIX, l. c.

Note

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