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Giuda richiama Davide. 2 SAMUELE, 19. Davide perdona a Simi.

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4  E il re si coprì la faccia, e gridava con gran voce: Figliuol mio Absalom, figliuol mio Absalom, figliuol mio!

5  Ma Ioab entrò dal re in casa, e disse: Tu hai oggi svergognato il volto a tutta la tua gente, che ha oggi salvata la vita a te, ed ai tuoi figliuoli, ed alle tue figliuole, ed alle tue mogli, ed alle tue concubine;

6  Amando quelli che ti odiano, e odiando quelli che ti amano; perciocchè tu hai oggi dichiarato che capitani e soldati non ti son nulla; perchè io conosco oggi che, se Absalom fosse in vita, e noi tutti fossimo oggi morti, la cosa allora ti piacerebbe.

7  Or dunque levati, esci fuori, e parla alla tua gente graziosamente; perciocchè io giuro per lo Signore, che se tu non esci fuori, non pure un uomo dimorerà teco questa notte; e ciò ti sarà un male peggiore che ogni altro male che ti sia avvenuto dalla tua giovanezza infino ad ora.

8  Allora il re si levò, e si pose a sedere nella porta. E fu rapportato, e detto a tutto il popolo: Ecco, il re siede nella porta. E tutto il popolo venne davanti al re.

Ritorno del re Davide in Gerusalemme.

ORA, essendosene gl’Israeliti fuggiti ciascuno alle sue stanze,

9  tutto il popolo contendeva fra sè stesso in tutte le tribù d’Israele, dicendo: Il re ci ha riscossi dalle mani de’ nostri nemici: egli ancora ci ha salvati dalle mani de’ Filistei; e ora egli è fuggito dal paese per cagione di Absalom.

10  Ed Absalom, il qual noi avevamo unto sopra noi, è morto nella battaglia. Ora dunque, perchè non dite voi nulla di far ritornare il re?

11  E il re Davide mandò a dire a’ sacerdoti Sadoc ed Ebiatar: Parlate agli Anziani di Giuda, dicendo: Perchè sareste voi gli ultimi a ricondurre il re in casa sua? (or i ragionamenti di tutto Israele erano pervenuti al re in casa sua.)

12  Voi siete miei fratelli, mie ossa, e mia carne[1]; perchè dunque sareste gli ultimi a ricondurre il re?

13  Dite ancora ad Amasa[2]: Non sei tu mie ossa, e mia carne? Così mi faccia Iddio, e così aggiunga, se tu non sei capo dell’esercito davanti a me in perpetuo, in luogo di Ioab.

14  Così egli piegò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come di un uomo solo; laonde essi mandarono a dire al re: Ritornatene con tutta la tua gente.

15  E il re se ne ritornò, ed arrivò al Giordano. Or que’ di Giuda erano venuti in Ghilgal, per andare incontro al re, per fargli passare il Giordano.

16  E Simi, figliuolo di Ghera, Beniami-
nita, ch’era da Bahurim, si affrettò, e scese con que’ di Giuda incontro al re Davide;

17  Avendo seco mille uomini di Beniamino; e Siba, famiglio della casa di Saulle, con quindici suoi figliuoli, e venti suoi servitori; e passarono il Giordano davanti al re.

18  Poi la barca passò, per tragittare la famiglia del re, e per far ciò che piacerebbe al re. E, come il re era per passare il Giordano, Simi, figliuolo di Ghera, gli si gittò ai piedi;

19  E disse al re: Il mio signore non m’imputi a colpa, e non ridurti a memoria il misfatto che il tuo servitore commise al giorno che il re, mio signore, uscì fuor di Gerusalemme, per recarselo a cuore[3].

20  Perciocchè il tuo servitore conosce che io ho peccato; ed ecco, oggi son venuto il primo, avanti ogni altro della casa di Giuseppe, per iscendere incontro al re, mio signore.

21  Ma Abisai, figliuolo di Seruia, si mosse a dire: Non si farebbe egli morir Simi, perciò ch’egli ha maledetto l’Unto del Signore[4]?

22  E Davide disse: Che ho io da far con voi, figliuoli di Seruia, che oggi mi siate in luogo di Satana? Farebbesi oggi morire alcuno in Israele? perciocchè non conosco io che oggi son re sopra Israele[5]?

23  E il re disse a Simi: Tu non morrai. E il re gliel giurò[6].

24  Poi scese ancora incontro al re Mefiboset, figliuolo di Saulle[7]; il quale non si avea acconci i piedi, nè la barba, nè lavati i vestimenti, dal dì che il re se n’era andato, fino al giorno ch’egli tornò in pace.

25  E quando egli venne in Gerusalemme incontro al re, il re gli disse: Perchè non venisti meco, Mefiboset?

26  Ed egli disse: O re, mio signore, il mio servitore m’ingannò; perciocchè il tuo servitore avea detto: Io mi farò sellar l’asino, e monterò su, ed andrò col re; conciossiachè il tuo servitore sia zoppo.

27  Ed egli ha calunniato il tuo servitore appo il re, mio signore[8]; ma pure il re, mio signore, è come un angelo di Dio; fa’ dunque ciò che ti piacerà.

28  Conciossiachè tutta la casa di mio padre non sia se non d’uomini che hanno meritata la morte appo il re, mio signore; e pur tu avevi posto il tuo servitore fra quelli che mangiano alla tua tavola. E qual diritto ho io ancora, e che ho io da gridare più al re?

29  E il re gli disse: Perchè conteresti più le tue ragioni? Io ho detto: Tu, e Siba, partite le possessioni.

  1. 2 Sam. 5. 1.
  2. 2 Sam. 17. 25.
  3. 2 Sam. 16. 5, ecc.
  4. Es. 22. 28.
  5. 1 Sam. 11. 13.
  6. 1 Re. 2. 8, ecc.
  7. 2 Sam. 9. 1, ecc.
  8. 2 Sam. 16. 3.

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