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138 Sonetti del 1832

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LI MARITI!

(1.)

  Oh, addio, chè ssi vviè llui, quer magnafessa,
E nnun trova le cose preparate,
Pijja la corda de quann’era frate
4E mmé ne dà inzinenta che mme sfessa.[1]

  Sai che mm’ha ddetto stammatin’istessa?
“Oggi ch’è ffesta de proscetto,[2] annate.„
Ma ll’antre feste poi demonetate,[3]
8So’ provìbbita[4] inzino d’annà a mmessa.

  E ssi dda mé dda mé a la vemmaria
Nun discessi[5] quer cencio de rosario,
11Crederìa d’èsse nata una ggiudia.

  Ché cco llui nun c’è antro ch’uno svario:
Pipp’in bocca, traghetti,[6] arme, osteria...
14Eppuro è ll’occhio-dritto der Vicario![7]

Terni, 6 novembre 1832.


  1. [Sino a che mi sfascia, mi rovina, ecc.]
  2. Precetto.
  3. Feste abolite. [Dal francese: démonétiser. Cfr. il sonetto: Le limosine demonetate, 27 genn. 47.]
  4. [Son proibita]: m’è proibito.
  5. Dicessi: la c strisciata.
  6. Intrighi.
  7. [Del Cardinal Vicario, che era allora lo Zurla, e a cui questo buon marito faceva la spia. Cfr. i sonetti: Er cardinal camannolese, 17 ott. 34 ecc., e in questo stesso volume la nota 1 del sonetto: Er giudisce ecc., 26 genn. 32.]
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