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Dio castiga gli empi. | GIOBBE, 5,6. | Giobbe si lagna degli amici. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|La Sacra Bibbia (Diodati 1885).djvu{{padleft:446|3|0]]
parte ella? muoiono, ma non con sapienza.
GRIDA pure, vi sarà egli alcuno che ti risponda? e a cui d’infra i santi ti rivolgerai tu?
2 Conciossiachè il cruccio uccida il pazzo, e lo sdegno faccia morir lo stolto.
3 Io ho veduto il pazzo che si radicava;[1] ma incontanente ho maledetto il suo abitacolo.
4 I suoi figliuoli son lungi dalla salvezza, e sono oppressati nella porta, senza che alcuno li riscuota.
5 L’affamato divora la ricolta di esso, e la rapisce di mezzo le spine; e i ladroni trangugiano le sue facoltà.
6 Perciocchè l'iniquità non ispunta dalla polvere, e il dolore non germoglia dalla terra;
7 Benchè l’uomo nasca a perversità, come le faville delle brace volano in alto.
8 Ma quant’è a me, io ricercherei pure Iddio, e addirizzerei il mio ragionamento a Dio;
9 Il quale fa cose sì grandi, che non si possono investigare;[2] e tante cose maravigliose, che non si possono annovorare;
10 Che manda la pioggia in su la terra, e le acque in su le campagne;[3]
11 Che innalza i bassi, e fa che quelli ch’erano in duolo sono esaltati per salvazione;[4]
12 Che disperde i pensieri degli astuti, e fa che le lor mani non possono far nulla di bene ordinato.
13 Egli soprapprende i savi nella loro astuzia, e fa che il consiglio de’ perversi va in ruina.[5]
14 Di giorno scontrano tenebre, e in pien mezzodì vanno a tentone come di notte.
15 Ma egli salva il bisognoso dalla spada, dalla gola loro, e dalla mano del possente.
16 E vi è qualche speranza per lo misero; ma l’iniquità ha la bocca turata.
17 Ecco, beato è l’uomo, il quale Iddio castiga; e però non disdegnar la correzione dell’Onnipotente;[6]
18 Perciocchè egli è quel che manda la doglia e altresì la fascia;[7] egli è quel che fa la piaga, e le sue mani altresì guariscono.
19 In sei afflizioni egli ti libererà e in sette il male non ti toccherà.[8]
20 In tempo di fame egli ti riscoterà dalla morte, e in tempo di guerra dalla spada.
21 Al tempo del flagello della lingua tu sarai nascosto; e non temerai la desolazione, quando verrà.
22 Tu riderai del guasto e della carestia; e non temerai delle fiere della terra.
23 Perciocchè tu avrai patto eziandio con le pietre de’ campi; E le fiere della campagna ti saranno rendute pacifiche.
24 E tu conoscerai per prova che il tuo padiglione non sarà se non pace, E governerai la tua casa, e nulla ti verrà fallito.
25 E riconoscerai che la tua progenie sarà molta, E che i tuoi discendenti saranno come l’erba della terra.
26 Tu entrerai in estrema vecchiezza nel sepolcro, Come la bica delle biade è accumulata al suo tempo.
27 Ecco ciò noi ti diciamo; noi l’abbiamo investigato; egli è così; Ascoltalo, e riconoscilo.
2 Fosse pur lo sdegno mio ben pesato, e fosse parimente la mia calamità levata in una bilancia!
3 Perciocchè ora sarebbe trovata più pesante che la rena del mare; E però le mie parole vanno all’estremo.
4 Perchè le saette dell’Onnipotente sono dentro di me, E lo spirito mio ne beve il veleno; Gli spaventi di Dio sono ordinati in battaglia contro a me.
5 L’asino salvatico raglia egli presso all’erba? Il bue mugghia egli presso alla sua pastura?
6 Una cosa insipida si mangia ella senza sale? Evvi sapore nella chiara ch’è intorno al torlo dell’uovo?
7 Le cose che l’anima mia avrebbe ricusate pur di toccare sono ora i miei dolorosi cibi.
8 Oh! venisse pur quel ch’io chieggio, E concedessemi Iddio quel ch’io aspetto!
9 E piacesse a Dio di tritarmi, Di sciorre la sua mano, e di disfarmi![9]
10 Questa sarebbe pure ancora la mia consolazione, Benchè io arda di dolore, e ch’egli non mi risparmi, Che io non ho nascoste le parole del Santo.
11 Quale è la mia forza, per isperare? E quale è il termine che mi è posto, per prolungar l’aspettazione dell’anima mia?
12 La mia forza è ella come la forza delle pietre? La mia carne è ella di rame?
13 Non è egli così che io non ho più alcun ristoro in me? E che ogni modo di sussistere è cacciato lontan da me?
14 Benignità dovrebbe essere usata dall’amico inverso colui ch’è tutto strutto[10]; Ma esso ha abbandonato il timor dell’Onnipotente,
15 I miei fratelli mi hanno fallito, a guisa
- ↑ Sal. 37. 35, 36.
- ↑ Sal. 40. 5. Rom. 11. 33.
- ↑ Fat. 14. 17.
- ↑ 1 Sam. 2. 7. Sal. 113. 7.
- ↑ 1 Cor. 3. 19.
- ↑ Prov. 3. 11, 12. Eb. 12. 5. Apoc. 3. 19.
- ↑ 1 Sam. 2. 6. Os. 6. 1.
- ↑ Sal. 34. 19.
- ↑ 1Re. 19. 4.
- ↑ Prov. 17. 17.