< Lirica (Ariosto)
Questo testo è completo. |
Indice
◄ | Correzioni |
INDICE
I
CANZONI
I. — Pregato dalla sua donna, descrive il trionfo d’amore che ella riportò, con la sua bellezza, su di lui, legandolo d’un nodo indissolubile. Ciò avvenne in Firenze durante le feste del 1513 in onore del Battista |||
» 3
II. — Meritevole di compassione per l’audacia di avere rivolto il suo amore troppo in alto, brama solo che la sua donna non abbia a sdegno se l’ama |||
» 9
III. — Pur disperando di vincere la indifferenza, anzi la crudeltá della sua donna, non può non amarla |||
» 12
IV. — Filiberta di Savoia, sconsolata, invoca amaramente la morte per ricongiungersi al marito Giuliano dei Medici, che tutto il mondo, e specialmente Roma, ha lasciato in preda allo sconforto |||
» 14
V. — Giuliano risponde affettuosamente alle preghiere di Filiberta, esortandola a prepararsi alle gioie del cielo senza sgomentarsi dell’aspra e pericolosa via che ha da percorrere |||
» 18
II
SONETTI
I. — Perché, Fortuna, non vuoi che io stia vicino a lei? |||
p. 27
II. — Quanto è mal compensato il suo affetto! |||
» 28
III. — Finalmente sta per essere appagato! |||
» 28
IV. — L’amata si conformi in tutto al volere dell’amante |||
» 29
V. — Felice tutto che la sua donna avvicina; ma beato chi ne ha l’amore |||
» 29
VI. — A una donzella che porta il manto adorno di gigli e di amaranti |||
» 30
VII. — Una corona di ginepro è il premio piú ambito da lui |||
» 30
VIII. — Teme che il suo pensiero si disperda in un incendio |||
» 31
IX. — Non si duole di aver perduto la sua libertá |||
» 31
X. — Neppur la chioma di lei è in grado di lodare degnamente |||
» 32
XI. — La morte soltanto dovrá provare il martirio del suo cuore? |||
» 32
XII. — Fu proprio lui la vittima d’Amore? |||
» 33
XIII. — È contento del carcere soave, ov’è prigione dell’amata |||
» 33
XIV. — Della sua donna è superiore la bellezza o l’ingegno? |||
» 34
XV. — Esalterá di lei solo le doti dell’animo e della mente |||
» 34
XVI. — Non è colpa sua se non può servirla quanto e come vorrebbe |||
» 35
XVII. —Gli occhi di lei lo inebriano di dolcezza; ma se da lei s’allontana |||
» 35
XVIII. — S’è turbata tanto per la morte d’un capriolo. E per lui? |||
» 36
XIX. — Troppo breve visita |||
» 36
XX. — All’apparir della sua donna il sole tornò a risplendere |||
» 37
XXI — Rivede il luogo del suo innamoramento |||
» 37
XXII. — Sará sdegnato da lei perché troppo umile? |||
» 38
XXIII. — A Dio, perché lo sottragga, pentito, all’inferno |||
» 38
XXIV. — Eterno sará il tormento che gli infligge Amore? |||
» 39
XXV. —Mirabili le bellezze di lei, piú mirabile la sua fede |||
» 39
XXVI. — Da lui ella dovrebbe prendere esempio di amore costante |||
» 40
XXVII. — Lamenta la perdita della chioma della sua donna |||
» 40
XXVIII. — Dove riporre la chioma tagliata alla sua donna? |||
» 41
XXIX. —Al ricordo della chioma recisa, avvampa d’ira |||
» 41
XXX. — Piange il male che tormenta la sua donna |||
» 42
XXXI. — Meglio tacere che dilettar altrui del suo martirio |||
» 42
XXXII. — Come cangiati i suoi giorni lieti! |||
» 43
XXXIII. — Avvinto da tanti pregi, brama di esser sempre con lei |||
» 43
XXXIV. — Amore lo ha incatenato; perché non ferisce anche lei? |||
» 44
XXXV. — E lontano da lei col cuore in tumulto |||
» 44
XXXVI. — Per l’elezione di Giulio II |||
» 45
XXXVII. — In morte dell’amico e cugino Pandolfo Ariosti |||
» 45
XXXVIII. — Un soldato ferrarese vincitore d’uno spagnuolo |||
» 46
XXXIX. — Contro Alfonso Trotto, fattore ducale |||
» 46
XL. — Sul medesimo argomento |||
» 47
XLI. — A Vittoria Colonna per la morte del marito |||
» 48
III
MADRIGALI
I. — Piange i capelli recisi alla sua donna |||
p. 51
II. — Troppo elevate le grazie di lei perché egli possa sperare |||
» 51
III. —Sappia la sua donna che, non corrisposto, muore dal dolore |||
» 52
IV. — Quanto lieve l’amore di lei, se le sole minacce l’hanno fugato! |||
» 52
V. — Se muore, è l’amore per lei che lo fa morire |||
» 52
VI. — La sua costanza meriterebbe almeno un principio di mercede |||
» 53
VII. — Ormai ella cede le armi e si arrende ad Amore |||
» 53
VIII. — La bellezza della sua donna supera ogni altra bellezza |||
» 54
IX. — I suoi occhi, se non cesseranno di guardarla, perderanno ogni vita |||
» 54
X. — La morte è per lui il pregio migliore del suo vivere |||
» 55
XI. — Il suo amore è un fuoco che non si spegne |||
» 55
XII. — Dal dolce il fiele, dall’amaro il miele |||
» 56
IV
CAPITOLI
I. — Lamento ispirato dalla morte di Eleonora d Aragona, moglie del duca Ercole d’Este (11 ottobre 1493) |||
p. 59
II. —In onore di Obizzo d’Este. Frammento |||
» 63
III. — Firenze invoca la guarigione del suo Lauro (Lorenzo duca d’Urbino), che un grave morbo minaccia di uccidere, come di li a poco accadeva (1519) |||
» 69
IV. — Non paleserá ad alcuno il segreto significato della sua penna nera in fregio d’oro. Sempre pericoloso è il desiderio di conoscere i segreti altrui. V. Una fiera tempesta lo ha sorpreso durante il viaggio che lo porta lungi dalla sua donna; ma piú furiosa e piú lunga la tempesta che lo aspetta al termine del faticoso cammino, per espiazione della sua imprudente partenza |||
» 73
VI. —Il parlar troppo de’ fatti altrui mosse sempre l’ira degli dèi; quale punizione questi non dovrebbero infliggere al calunniatore? |||
» 76
VII. — È cosí colmo di letizia che non può piú tacere; ciò nondimeno non dirá mai la cagione del gran piacere che lo inebria |||
» 78
Vili. — Un inno di gaudio prorompe dal labbro del poeta nel descrivere una gioconda notte d’amore |||
» 80
IX. — Ecco finalmente una notte di felicitá! ma, aimè! tra tanti occhi e tanti lumi che scoprirebbero il suo segreto, gli è impossibile entrare dall’amata |||
» 82
X. — Colpito dal male durante un viaggio, non può né accompagnare il suo signore né trovarsi vicino alla sua donna che ha lasciata con vivo rammarico |||
» 84
XI. — Bella Firenze sopra ogni cittá italiana; ma non vale a rasserenare il suo cuore turbato perché lontano dalla sua donna |||
» 87
XII. — Trascurato dalla sua donna, sparge amare querele per quei luoghi che furono testimoni del suo amore, ché il ricordo della felicitá perduta non gli dá piú requie |||
» 90
XII bis. — Altra redazione del capitolo precedente |||
» 94
XIII. — Nessuna forza umana o divina potrá svellerle dal cuore l’affetto potente che nutre verso il suo innamorato |||
» 96
XIV. — Quanto grave il peso che la sua stella o il suo destino gli hanno imposto! |||
» 98
XV. — Ogni promessa è un sacramento; non è lecito dunque a nessuna donna venir meno alla parola data. Ché se, pentita, non la manterrá subito, male egli teme che a lei ne venga |||
» 100
XVI. — La piaga d’amore lo strazia tanto, che neppure lo spettacolo orribile d’un campo di battaglia, ancora coperto di morti e feriti, riesce a fargli dimenticare il suo tormento |||
» 103
XVII. — Invoca la pietá celeste per la guarigione della sua donna, pronto, se è necessario, a morire in cambio di lei |||
» 106
XVIII. — Effetti d’amore |||
» 108
XIX. — L’amore è la perenne aspirazione del suo cuore; ad altri, altri desidèri, altri appagamenti; a lui l’amore, e sará felice |||
» 110
XX. — Fermo e costante, persisterá nel suo amore, sicuro di vincere: ché una rocca di fé mai non si atterra |||
» 112
XXL — Lontano dall’oggetto del suo cuore, vive in ansia e tormento continuo |||
» 114
XXII. — Ama, è amato; ma, scosso da nuove brame, non è contento |||
» 116
XXIII. — È tempo di svincolarsi dal laccio amoroso, che lo tormenta senza frutto, per rivolgere il cuore altrove |||
» 117
XXIV. — In lei tutta la sua vita; a lei il suo cuore e la sua libertá |||
» 119
XXV. — Compagna è gelosia d’amore |||
» 120
XXVI. — Amore, che tante vittime ha fatte, lo ha reso ormai il piú infelice degli amanti |||
» 122
XXVII.—Centone amoroso con versi del Petrarca |||
» 125
V
EGLOGHE
I. — Descrive il vivo stupore e dolore suscitato dalla scoperta della congiura ordita da don Giulio e da don Ferrante d’Este contro Alfonso e Ippolito (maggio 1506) |||
p. 129
II. — Egloga Pastorale — Lamento di Mantova in morte d’un «pastor» fiorentino |||
» 139
VI
STANZE
Frammento I |||
p. 143
» II |||
» 148
» III |||
» 164
» IV |||
» 167
» V |||
» 167
» VI |||
» 168
» VII |||
» 169
» VIII |||
» 170
» IX |||
» 171
» X |||
» 171
» XI |||
» 175
VII
LIRICA LATINA
I. — De laudiòus Philosophiae. L’autore canta l’elogio della Sapienza, immaginando che, per festeggiarne la nascita, Giove raccolga a banchetto in Egitto gli dèi, i semidei e i grandi dell’antichitá mitica; dal qual convegno hanno inizio la cultura e l’arte |||
» 179
II. — Ad Philiroëm. Che gl’importa delle belliche minacce di Carlo Vili, che è per calare in Italia, se, sdraiato all’ombra d’un albero, può stare accanto alla sua Filiroe e cantare? |||
» 180
II bis. — Ode de vita quieta ad Philiroem |||
» 181
III. — Ad Pandulphum. Spensierato, si gode la ridente campagna e i giocondi amori, accanto a Filli o a Filiroe; ma un pensiero turba la sua gioia, quello della minaccia gallica su l’Italia |||
» 182
IV. — Epitaphium Fulci Areosti. In morte del congiunto Folco Ariosti, caduto in Puglia nel 1495 |||
» 184
V. — [Ad Herculem Ferrariae ducem secundum]. Celebra Ercole I, il benefico restauratore di Ferrara, ora chiamato in Lombardia a pacificar quei popoli |||
» 184
VI. — Epitaphium Regis Ferdinandi. In morte di Ferrandino d’Aragona re di Napoli |||
» 185
VII. — Ad Albertum Pium. Esulta con l’amico Alberto Pio perché presto rivedrá il maestro carissimo, Gregorio di Spoleto |||
» 185
Vili. — [Nicolai Areosti epitaphium]. Epitafio per il padre, composto in nome della moglie e dei figli (1500) |||
» 186
IX. — De Quindi V’alerii uxore. — Lo stesso epitafio, adattato ad una donna, vera o immaginaria, piangente il morto marito |||
» 187
X. — De Nicolao Areosto. Piange amaramente la morte del padre |||
» 187
XI. — Nicolai Areosti epitaphium. Epitafio in morte del padre, che non si sa in qual chiesa o luogo venisse collocato |||
» 188
XII. — Ad Albertum Pium. Si conduole con Alberto Pio della morte della madre, della quale rievoca le rare virtú e l’operosa vita iniquamente troncata |||
» 188
XIII. — Ad Herculem Strozzam. — Grido di dolore all’annunzio della tragica morte di Michele Marullo. * *93
XIV. — [Cosmici epitaphium]. Epitafio in morte del poeta Niccolò Cosmico (1500) |||
» 194
XIV bis. — Epitaphium |||
» 195
XV. — Ad Petrum Bembum. Che egli chiuda un occhio su qualche infedeltá dell’amata? sopporti un rivale in amore? Ah! mai e poi mai! |||
» 196
XVI. — Ad Pandulphum Areostum. Fortunato l’amico, che tra i sorrisi della campagna potrá bearsi nella gioconditá del suo amore! Purtroppo non potrá seguirlo, perché una fanciulla lo trattiene, inquieto e ansioso, in cittá |||
» 197
XVII. — De Megilla. È un sogno il suo? O qui con lui è proprio la sua Megilla? |||
» 198
XVIII. — De Iulia. Giulia, novella sirena, canta cosí divinamente che egli, non piú padrone di sé, ha perduta la libertá |||
» 200
XIX. — De vellere aureo. Esercitazione scolastica sull’impresa del Vello d’oro |||
» 201
XX. — De catella puellae. Chi gli ha portato via la cagnolina della sua fanciulla? |||
» 202
XXI. — [In Lenam]. Con quale gioia vorrebbe svergognare e colpire la vecchia manutengola dell’infedele fanciulla! |||
» 203
XXII. — [Sine titulo]. Mortificato di aver posto il suo affetto in una fanciulla cosí indegna, s’indugia con acre gioia a rappresentare tutta la depravazione di lei |||
» 204
XXIII. — De Lydia. Si duole che la sua Lidia sia andata a passar l’autunno in campagna senza di lui. È possibile che ella non senta la mancanza di lui e non lo chiami? |||
» 206
XXIV. — [Sine tilulo]. Chiudi, te ne prego, gli occhi |||
» 207
XXV. — [Bacchi statua]. Perché, Bacco, godi d’una eterna giovinezza? |||
» 207
XXVI. — [Ad Bacchum]. Col vino si lavi, non con l’acqua chi, impuro, entra nel tempio di Bacco |||
» 208
XXVII. — [De Bacco]. A Bacco perennemente lieto e giovane |||
» 208
XXVIII . — [Sine tilulo]. Godiamoci insieme la vita |||
» 208
XXIX. — [De Eulalia], Piccola ancora, ma come bene avviata alle arti materne! |||
» 209
XXX. — De Iulia. È una nuova Musa? Il canto, la grazia, la bellezza la rendono insuperabile |||
» 209
XXXI. — [De Veronica]. Sei Veronica o piuttosto «veramente unica»? |||
» 209
XXXII. — [De Glycere et Lycori]. Quale tra Glicere e Licori piú gli va a genio? |||
» 210
XXXIII. — Ad puellam vendentem rosas. Queste rose vendi, o te stessa o te e quelle? |||
» 210
XXXIV.— Idem. Sul medesimo argomento |||
» 210
XXXV. — [De lupo et ove]. Nessun favore può modificare la natura |||
» 211
XXXVI. — [De Bardo poeta]. Recita a memoria i versi che fa, ma non li scrive |||
» 211
XXXVII .— De Callimacho. Senti, fanciullo |||
» 211
XXXVIII .— De eodem. ... toh, è un vecchio! |||
» 211
XXXIX. — Ad Aulum. Che chiacchierone! |||
» 212
XL .— Ad puerum. Suona e canta da fare invidia ad Apollo |||
» 212
XLI. — De puero mortuo. Era un Adone! |||
» 212
XLII. — In Venerem armatam Lacedaemone. Perché armarti, Venere? |||
» 213
XLIII. — De Trivultia. Nobile, ricca, bella, pudica e colta, nessuna donna può stare alla pari di lei |||
» 213
XLIV. — De eadem.... ma se non è benigna, che valgono tutte le sue belle qualitá? |||
» 214
XLV. — [Philippae epilaphium]. Chiusa in una pesante tomba di marmo, non fuggirá piú |||
» 214
XLVI. — [Eiusdem]. Chi fui? — mi domandi |||
» 214
XLVII. — [Labullae epitaphium]. Bella era e ricca e nobile; ma soprattutto virtuosa |||
» 215
XLVIII. — Eiusdem. Viva, pensò prudentemente alla sua sepoltura |||
» 215
XLIX. — [Manfredii epitaphium]. Fu ucciso a tradimento per avere follemente amato |||
» 215
L.—[Alexandri epitaphium]. Vittima d’una fanciulla troppo desiderata |||
» 216
LI, — [Sine tilulo], Buon soldato e cortigiano, quale sbaglio a prender moglie da vecchio! |||
» 216
LII. — Ad Thimoteum Bendideum. L’amore, piú tiranno di qualsiasi padrone, gli ha impedito di mantenere la parola data all’amico |||
» 216
LIII. — Epithalamium. Se Ferrara esulta festante per l’arrivo della novella sposa di Alfonso, bella al pari di Venere, Roma, triste, piange la nuova sventura che s’abbatte su di lei, con la perdita della fulgida fanciulla, Lucrezia Borgia |||
» 217
LIV. — De diversis amoribus. Di mente inconstante, giovanetto cambiò presto le leggi con le muse, poi queste abbandonò per servire in corte; insoddisfatto del principe, pensò alla vita militare; ma anche di essa si annoiò subito, risospinto all’amore dei campi e alla gioconditá della vita. Con questa mobilitá, che meraviglia se anche in amore sia inconstante? |||
» 222
LV. — Iani Francisci Gonzagae epitaphium |||
» 224
LV bis. — Gonzagae |||
» 225
LVI. — [Sine tilulo]. Quale il significato latino del nome della casa d’Este? |||
» 225
LVII. — [In Hyppolitum Estensem episcopum Ferrariae]. Chi piú valente guerriero di Ercole? Chi piú religioso del morigerato Ippolito? |||
» 225
LVIII. — [Ludovici Areosti epitaphium]. Qui di Ludovico Ariosto giaccion Fossa |||
» 226
LVIII bis. — [Idem] |||
» 226
LIX.— [Francisci Areosti epitaphium]. Qui la moglie e i figli composero Francesco Ariosto |||
» 227
LX. — [Herculis Strozzae epitaphium]. Epitafio ispirato dalla tragica morte dell’amico E. S |||
» 227
LXI. — Zerbinati epitaphium. Fermati, o passeggero |||
» 227
LXI bis. — Epitaphium Francisci Gerbinati |||
» 228
LXII. — Ad Fuscum. Si compiace col giovanetto Fusco degli onori che gli sono stati conferiti |||
» 229
LXIII. — [De Raphaele Urbinate], In morte di Raffaello d’Urbino |||
» 229
I.XIV. — Ad Alphonsum Ferrariae ducem III. Ippolito, nuovo Polluce, con la sua morte salvò la vita al fratello Alfonso |||
» 230
LXV. — Piscarii epitaphium. Chi giace sotto questo freddo marmo? |||
» 231
LXVI. — [Oliva]. In tale compagnia non sto bene io, sobria, casta e timida |||
» 231
LXVII. — [De populo et vite]. Parla un pioppo cresciuto con una vite nell’orto dell’autore |||
» 232
LXVIII. — Domus a se conditae epigraphe. Piccola, ma a me adatta |||
» 232
LXIX. — [De paupertate]. Umile la mia casetta, ma non la disdegnare, ospite |||
» 232
LXX. — [Sine titulo]. Dov’era una boscaglia ecco oggi il mio giardino |||
» 233
LXXI. — Franciscus Maria Molsa Mutinensis. L’amore lo uccideva, ma la poesia lo ha immortalato |||
» 233
APPENDICE PRIMA
LIRICHE DUBBIE
I
CANZONE
Lupi affamati si sono rovesciati su í’ Italia, spargendo il terrore, la distruzione, la morte. Mantova, con accenti di desolazione, invoca aiuto; risponde Roma con grida disperate e imprecando al cieco Pastore della Chiesa, che, per insano amore verso i parenti, trascina alla rovina il papato e l’Italia |||
p. 237
II
IN COSMICUM PATAVINUM CARMINA MALEDICA
I. — Il laccio, il ceppo, il fuoco si contendono la vita del Cosmico |||
» 243
II. — Morrá impiccato perchè è un ladro |||
» 244
III. — Invecchia, ma i vizi non scemano. Che festa al suo arrivo fará Caronte! |||
» 244
IV. — Lasci stare Dante, che non ne capisce niente! |||
» 245
V. — Una bolgia infernale per lui non è bastante |||
» 245
VI. — Primo tra i poeti? Si contenti d’essere primo tra gli scellerati |||
» 246
VII. — Altro che corona di lauro! Avrá una mitra |||
» 247
Vili. — Lo difende? Passa per uno scellerato?— Sta zitto? L’offende |||
» 247
IX. — Badi bene, ché non potrá piú uscire né di giorno né di notte |||
» 248
X. — Dove fugge? Tutti sanno i suoi vizi |||
» 249
XI. — Pensa di farsi un nome nuovo? Ma non vede che sta per morire? |||
» 249
XII. — Attenti, sacrestani; ché c’è un ladro che ruba perfino Cristo |||
» 250
XIII. — Ercole, libera Ferrara da tal mostro di natura! |||
» 251
XIV. — È pronta la giostra. Ma «tu sei bestia da pigliar col lazzo |||
» 251
XV. — Se la mia poesia non è perfetta, è solo perchè «canta d’un uom troppo vile» |||
» 252
XVI. — Ha cambiato nome per celare tutti i suoi malefici |||
» 252
XVII. —Sa chi scrive, nonostante che scriva senza nome |||
» 253
XVIII. — Non creda che abbia finito di dire tutte le sue magagne |||
» 254
XIX. —Vuole impiccarsi per disperazione? Ebbene, stará zitto |||
» 254
XX. — Ti manderò una copia a stampa dei miei sonetti |||
» 255
XXI. — Gli spiace, lo so, che parli male di lui, ma piace a tanti! |||
» 256
XXII. — Per farlo vergognare descrivo le sue magagne; ma lui invece se ne compiace |||
» 256
XXIII. — Smette di scrivere contro di lui perché è troppo lunga impresa |||
» 257
II
SONETTI VARII
I. — Conviene che io perda il mio tempo in un amore cosí infruttuoso? |||
» 259
II. — «Contento son che ’l cor m’abbiate tolto» |||
» 259
III. —Speme e Timore in lotta «per un’alma gentil» |||
» 260
IV. — In aspra lotta Ragione e Senso «per cagion d’Amore» |||
» 260
V. — «Amor, mostro crudel, quanto male puoi fare!» |||
» 261
IV
MADRIGALI
I. — L’amore per voi mi consuma a poco a poco |||
p. 263
IL — «Quanto dolor per voi ne l’alma porto!» |||
» 263
III. — Vi veda o non vi veda, mi sento morire |||
» 264
IV. — Il mio amore è un vero inferno |||
» 264
V. — Che posso sperare? |||
» 265
VI. — Con quanta pena m’allontano da voi! |||
» 265
V
CAPITOLI
I. — Come cantare l’alta beltade e l’ardente desiderio che essa gli suscita in cuore? |||
p. 267
II. — Desideroso di conformarsi ai voleri dell’amata, egli l’ama tenacemente senza aspettarsi alcun premio, senza proporsi alcun fine |||
» 270
III. — Prologo del Formione di Terenzio. L’esempio degli ateniesi è oggi ripreso dal duca Ercole, il quale, promuovendo versioni di commedie antiche, mira all’educazione del suo popolo |||
» 272
IV. — Frammento d’un capitolo su Properzia de’ Rossi morta per amore |||
» 274
VI
STANZE
Ardisce cantare le bellezze della sua donna che il cielo formò vincendo se stesso e la natura: tanto essa è superiore a ogni lode poetica e a ogni creatura umana |||
p. 275
VII
LIRICHE LATINE
I. — Scherzo sul nome «Castanea» |||
p. 283
II. — Ebbi due noini, due mariti |||
» 283
III. — La Morte, l’Amore, le Grazie si contesero la malata |||
» 283
IV. — Casa fortunata! |||
» 284
APPENDICE SECONDA
LIRICHE APOCRIFE
I
CANZONI
I. — [Trissino]. Parlerá della sua donna perché Amore glielo comanda |||
» 287
II. — [Amanio?]. Perchè, Dio, l’Italia è cosí abbandonata? Perchè tante sciagure su di lei per opera di quegli stessi che al suo benessere e a Roma dovrebbero pensare? |||
» 289
III. — Nessun pastore fu mai piú felice di lui che si culla dolcemente nell’amore della sua Ginevra |||
» 292
IV. — Parte la sua Ginevra; come resistere a tanto dolore? come vivere senza di lei? |||
» 295
V. — [Molza]. Per voi ora vedo che «senza Amor non è cosa perfetta» |||
» 298
VI. — [Amanio]. In morte del figlio Ippolito |||
» 300
II
SONETTI
I. — [G. Muzzarelli]. Le * saette di che Amor m’ha morto» sono |||
» 303
II. — [G. Muzzarelli], Alla mano |||
» 304
III. — [Bembo], Apparizione della sua donna |||
» 304
IV. — [Amanio]. Riso di bella donna |||
» 305
V. — [Bembo], Sono questi gli occhi che |||
» 305
VI. — Al Sonno perchè dia un po’ di requie al suo cuore addolorato |||
» 306
VII. — Invano cerca il suo Sole! |||
» 306
Vili. — [Gan. Porrino]. Ben degna di essere onorata è la mia donna, se |||
» 307
III
STANZE
I. — Loda le chiome, la fronte, le ciglia, gli occhi, il naso, le guance, la bocca, le labbra, i denti, il mento, le orecchie, il collo della sua donna |||
» 309
II. — L’amore mi brucia |||
» 312
III. — Vita penosa d’amore |||
» 313
IV. — Perché tanto odio contro di me, che mi consumo d’amore per voi? |||
» 313
IV
LIRICHE LATINE
De Victoria Columna. Vittoria Colonna superò in amore Porzia |||
p. 317
Nota |||
» 321
Indice dei capoversi |||
» 353
Indice dei nomi |||
» 361
Correzioni |||
» 366
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.